Il comparto vino è un mondo vasto, complesso, complicato e difficilmente estraibile dal contenitore che lo raccoglie. Spesso perdiamo il controllo e non diamo il giusto valore alle nuove leve, alle nuove generazioni, quelle che devono essere in grado di far compiere il definitivo salto di qualità utile e necessario per annoverare la nostra Italia ancora di più tra le nazioni con maggiore propensione e propulsione al successo nel mondo-vino. Si vivono da sempre battaglie a suon di bicchieri, battaglie combattute tra i tanti talenti provenienti da tutte le parti del globo che cercano notorietà.
Ma partiamo con la nostra storia: chi è Eros Teboni?
È una persona complessa ma al tempo stesso semplicissima in grado di vincere (quasi in sordina) un concorso estremamente importante come il WSA – miglior sommelier del mondo – precedentemente vinto da mostri sacri come Luca Gardini. Immediatamente dopo il successo racconta: “Mi ero presentato al concorso con l’obiettivo di arrivare tra i primi quindici poi, una volta entrato nelle finali, ho cercato con tutte le mie forze di vincere. Negli ultimi anni ho lavorato intensamente alla mia preparazione, ho studiato molto, degustato tantissimi vini e viaggiato in lungo e largo. Nel vino, per arrivare dove sono adesso, ho investito tempo e anche tanto denaro: sacrifici importanti che però mi hanno portato al successo tanto sperato”.
Ripeto la domanda, chi è Eros Teboni e da dove arriva questo talento? Eros è un classe 1990, di Vipiteno, un comune italiano di 6.980 abitanti della provincia autonoma di Bolzano in Trentino-Alto Adige.
Ora, la domanda è lecita: come può un giovane ragazzo che abita disperso sulle montagne più estreme del confine italiano, arrivare a tanto?
Ritorniamo alla nostra storia: Eros frequenta il liceo scientifico e poi decide di iscriversi all´Università, per la precisione al corso di Viticultura ed Enologia che, purtroppo, non è ancora riuscito a terminare perché nel 2013 decide di intraprendere la lunga via che lo porterà ad essere in futuro un Master Sommelier presso la Court of Master Sommelier di Londra.
Racconta Eros: “La mia passione per il vino me l´ha trasmessa mio padre; in famiglia abbiamo un’enoteca al Brennero che già all’età di 16 anni frequentavo e proprio qui ho iniziato ad interessarmi a questo affascinante mondo”.
Poi, esattamente il 30 Giugno 2018, decide di partecipare al concorso della WSA (Worldwide Sommelier Association) per il titolo di Best Sommelier of the World (come raccontavamo in precedenza), e proprio qui ecco che Eros raggiunge l’apice del suo successo vincendo prepotentemente il concorso. Eros oggi collabora con molte riviste del settore; scrive per il Gardini Notes e dal 2019 fa parte della giuria internazionale del BIWA (Best Italian Wine Awards formata da Master of Wine e giornalisti del mondo del vino).
L’INTERVISTA
Eros, la domanda è d’obbligo: cosa significa – personalmente parlando – essere eletto miglior sommelier del mondo Wsa?
È stata una sorpresa anche per me, non mi sarei mai aspettato un risultato così importante alla luce del livello dei sommelier partecipanti. La preparazione è stata molto lunga e impegnativa, non smetterò mai di ringraziare le persone che mi sono state vicino e mi hanno spronato aiutandomi a non arrendermi.
Ora, dopo il successo, studio e viaggio ancora di più per capire tutte le sfumature di questo infinito mondo che, per la sua immensità, non finisce mai di stupirmi.
Raccontaci esattamente come di ti sei avvicinato a questo mondo.
La mia famiglia lavora nel mondo del vino dagli inizi degli anni 90. Abbiamo una piccola enoteca al Brennero, dove ho incominciato a dare una mano quando avevo circa 15 anni. Mio padre – per me figura di grande ispirazione – è riuscito a trasmettermi questa passione incantandomi grazie al suo modo di parlare, di raccontare il vino, di venderlo e alla sua bravura nel saperlo degustare.
Poi, all´età di 18 anni, ho intrapreso il percorso universitario, viticultura ed enologia per la precisione. Successivamente ho deciso di proseguire la mia formazione professionale tra Austria e Londra, rispettivamente nella Tiroler Sommelier-Verein e nella Court of Master Sommelier.
Tornato poi in Italia, dopo aver lavorato diversi anni in Austria, sono entrato nella Fondazione Italiana Sommelier e questo mi ha permesso due anni dopo – precisamente nel 2018 – di partecipare al concorso Best Sommelier of the World -Worldwide Sommelier Association, dove sono riuscito a conquistare il gradino più alto del podio.
Sei molto legato alla tua terra – l’Alto Adige – una regione in questo momento stilisticamente molto copiata. Come vedi il futuro prossimo di questo territorio vitivinicolo?
Amo la mia regione e, ovviamente, amo anche i vini qui prodotti; la nostra forza è nella ricerca e nella precisione, proprio per questo produciamo vini di altissima qualità.
Non penso si possa copiare uno stile, forse si può cercare di lavorare in un modo il più simile possibile, ma copiare la vedo dura.
Abbiamo un clima particolare e unico, come ogni zona vitivinicola del mondo e questo sicuramente riesce a marchiare i nostri vini e a trasmettere il territorio quando vengono degustati o bevuti.
L´Alto Adige può solamente continuare a produrre il vino come sta facendo oggi, ovvero stando attento ai minimi particolari e puntando sull’alta qualità. Questo è l’unico modo per fortificare la nostra posizione sul mercato e a mostrare le innumerevoli sfaccettature dei nostri vini.
Quale vorresti fosse il tuo ruolo oggi nel mondo del vino? Come ti vedi utile per questo segmento?
È una domanda molto difficile quella che mi è stata posta; in questo momento sto lavorando con grandissimi professionisti in progetti molto importanti e questo mi permette di imparare e apprendendo molto.
Le cose che vorrei fare sono tante, ma dare una risposta ben precisa a questa domanda mi è difficile in questo momento. Per adesso continuo a viaggiare, a degustare e conoscere persone che possono essermi utili in un futuro per tracciare la mia via.
Continuo inoltre a condividere informazioni ed esperienze in modo da poter arricchire il mio bagaglio personale e quello delle persone con cui entro in contatto.
Hai avuto nella tua carriera un maestro che ti ha guidato e indirizzato al successo?
Ci sono state diverse figure che mi hanno accompagnato e tutt’oggi mi stanno accompagnando nel mio cammino. Alcune mi hanno motivato e dato energia in momenti difficili consigliandomi e standomi vicino durante lo studio e la preparazione ai concorsi, altre sono importanti figure, grandi amici e punti di riferimento che mi consigliano sostenendomi nelle scelte per il mio futuro.
Eros, un vino che ti ha è rimasto impresso in questo 2019 e che consiglieresti.
Uno solo è difficile, fortunatamente sto assaggiando tanto. Quest´anno penso di aver presentato una trentina di verticali e tenuto altrettante degustazioni senza tralasciare il lavoro al ristorante che, ogni sera, mia permette di stappare e assaggiare i grandi vini nazionali e internazionali. Ci sono molti vini che rimangono impressi nella memoria degustativa, come i momenti e le persone con cui li vivi. Ultimamente sto assaggiando molte annate mature della mia regione e sempre di più rimango sorpreso dal grande potenziale di invecchiamento che questa regione offre.
Il vino che non scorderai mai?
Anche in questo caso la risposta è tutt’altro che semplice, comunque direi: Brunello di Montalcino 1990 Soldera, Brunello di Montalcino Etichetta Bianca 1979 Casanova di Neri, Chateua Mouton-Rotschild 1945, Chateau Lafite Rothschild 1961, Dom Perignon Oenotheque 1996, Riesling Kellerberg Knoll 1994, Salon 1996 e tanti altri ancora, potrei scriverne altri 50!
Come collochi il vino italiano nello scacchiere delle eccellenze mondiali?
Sicuramente il vino italiano gioca un ruolo importantissimo, la nostra fortuna è la grande varietà di vitigni e l´alta qualità prodotta. Le cantine stanno al passo con la tecnologia e la cura dei vigneti è diventata fortunatamente quasi maniacale. Il tutto naturalmente gioca a favore della qualità del vino da noi prodotto.
Eros, esiste, secondo te, l’abbinamento cibo-vino, oppure è solo una mera suggestione?
Naturalmente esiste, è il lavoro principale di noi sommelier riuscire a trovare il connubio perfetto, l´estrema armonia nella combinazione cibo-vino. Questo serve per poter esaltare entrambe le parti e per poter dare al nostro ospite il più alto livello possibile di soddisfazione quando viene per esempio nel nostro ristorante.
Cosa manca alla comunicazione italiana per essere incisiva come quella estera?
La comunicazione italiana è migliorata notevolmente. A mio parere all’Italia servono nuove figure di riferimento per sostenere gli sforzi delle nostre aziende vitivinicole, figure in grado di prendere per mano questa economia e portarla in giro per il mondo raccontando la nostra qualità e professionalità.
Un’ultima domanda: come è stata la tua prima esperienza al BIWA di Luca Gardini e Andrea Grignaffini?
È stata un’esperienza incredibile, una grande soddisfazione personale riuscire a far parte di questa giuria formata dai migliori professionisti del mondo del vino italiano ed estero. Ogni giorno ho avuto la possibilità di imparare qualcosa di nuovo da personaggi che fanno questo lavoro da molti anni; il potermi confrontare con loro non ha prezzo. È motivo di orgoglio per me essere stato selezionato dal BIWA come giudice e sono ancora grato a chi me lo ha permesso.