I ristoratori romani si alleano per gridare alle istituzioni il loro malessere per una situazione che, a causa della pandemia, ormai è veramente insostenibile; da troppo tempo le loro richieste sono inascoltate e questo sta portando a risultati devastanti che sono sotto gli occhi di tutti: licenziamenti e serrande abbassate.
Abbiamo ascoltato questi ristoratori romani, i quali, nell’esporre le loro più che legittime lamentele, propongono anche delle soluzioni che le istituzioni, a tutti i livelli, dovrebbero prendere per salvare un settore così importante per l’economia della Capitale.
Francesco Testa è il direttore di “Checco dello Scapicollo” e proprietario del ristorante che gestisce con sua moglie e con i suoi figli “Checcombriccola” a Trigoria e vede, come non può essere altrimenti, nero vista la drammaticità della situazione che sta vivendo la ristorazione a Roma. “Il lavoro, bisogna dirlo, è poco ed in più lo scorso 31 dicembre è terminata la cassa integrazione e cosa ha causato questo? Ha portato che ho dovuto reintegrare i dipendenti, i quali avrei anche potuto licenziarli, ma con quale faccia avrei fatto questo a persone che lavorano con me da anni ed anni? Li ho tenuti con me facendo fare loro meno ore”. Continua Francesco Testa: “Abbiamo bisogno di essere aiutati; lo stato e i politici devono mettersi una mano sulla coscienza e darci una mano perché qua la situazione è veramente drammatica! In questo periodo dell’anno raccoglievamo già gli acconti per gli eventi di maggio e giungo, ma finora non c’è niente in programma. Vedo poi che la gente ha paura perché è stata terrorizzata; un esempio? Mi telefonano clienti ed invece di domandarmi come si mangia o che tipo di cucina faccio mi chiedono se i tavoli sono distanziati”.
Roberta Pepi, l’Ostessa del ristorante “Da Robertino” sito in Via Panisperna nel rione Monti, analizza il problema davvero grave di cui non si sente mai parlare, ovvero quello legato alla rottamazione ter e saldo e stralcio. “A marzo 2020 viene deciso di bloccare tutte le rate per poi, a novembre 2021, chiedere il pagamento di tutte le vecchie definizioni agevolate, trattasi di 7 rate.. senza dare una proroga sul 2022”. Roberta Pepi constata come l’accordo tra le aziende e l’Agenzia delle Entrate fosse stato firmato nell’aprile 2019 e quindi prima dello scoppio della pandemia, ma le recenti decisioni di non concedere proroghe lo stato le ha prese sapendo cosa è successo nel mondo a causa della pandemia. Non concedere ulteriori proroghe “Ha fatto capire come la politica sia sconnessa con il mondo reale dove le piccole-medie imprese arrancano. La mancanza di una nuova proroga – conclude Roberta Pepi – ha decretato il fallimento di tali aziende”.
Punta la sua analisi sul costo degli affitti Emanuele Tudini ristoratore di terza generazione gestore del bar-ristorante “Ritorno al passato”, sito in Piazza della Rotonda, il quale constata amaramente come lo stato sia intervenuto su questa tematica principalmente con lo strumento del credito di imposta. Misura che “Non è stata sufficiente a colmare il gap economico tra i canoni di affitto concordati prima della pandemia e la crisi di fatturato che le aziende hanno dovuto affrontare. Nel dettaglio la misura prevedeva comunque il pagamento di una parte del corrispettivo ed in più, ad aggravare la situazione, il credito di imposta non è stato prolungato nel tempo. Mi sono così ritrovato ad “investire” in affitti senza incassi adeguati a fronte di una perdita di fatturato del 150% e di ristori del 7% della reale perdita”.
Massimo Pulicati, titolare de “L’Oste della Bon’Ora” a Grottaferrata, de “La Bonora” a Cinecittà e de “L’oste a Banchivecchi” in centro a Roma, è nel mondo della ristorazione dal 1986 e rivendica con forza la sua artigianalità nel fare il proprio mestiere; che sia fare pane, trippa o altro Massino Pulicati si definisce “Un artigiano della cucina e della ristorazione”, il che si concretizza nel cercare di soddisfare il cliente, il fornitore, i collaboratori oltre che sé stesso, in contrapposizione a quella che lui definisce come “amazonizzazione”, come se si fosse dei “codice a barre”, anche della sua arte. Il ristoratore analizza come la propria idea di ristorazione “Non sia accettata poiché non è mai stata aiutata né dai politici, né dai sindacati di categoria né dalle istituzioni”. In conclusione, Massimo Pulicati chiede di poter usufruire delle agevolazioni permesse dalle leggi e, nel caso siano esaurite, di introdurne delle nuove perché “Noi paghiamo le tasse in Italia così come abbiamo qua i nostri affari”.
Carlo Muzi è titolare della pizzeria “La Montecarlo” in Vicolo Savelli, 13 proprio alle spalle di Piazza Navona e fa questo mestiere da 36 anni durante i quali di crisi ne ha vissute; ma quello che si sta vivendo in questo periodo è un qualcosa di mai visto perché sostiene come “Di fatto si sia ancora in lockdown, un lockdown nascosto, poiché mancano totalmente i turisti russi e giapponesi i cui Green Pass non vengono riconosciuti qua in Italia”. Incalza Carlo Muzi : “Ma se anche potessero giungere in Italia questi turisti, dove dormirebbero viste tutte le regole che abbiamo sul Green Pass rafforzato ecc..?”. Quello in atto, conclude amaramente Carlo Muzi, “E’ un vero e proprio allontanamento dei turisti, i quali vengono letteralmente cacciati”.
Roberto Stagneta è titolare del ristorante “Il Focolare” dal 1945 e mai come in questo periodo si sente preoccupato per la mancanza di una qualche speranza per il futuro della propria azienda; speranza che “Dovrebbe essere data dalle istituzioni, le quali sono assenti e sorde alle nostre richieste” – continua Roberto Stagneta – “Prolungano le restrizioni anti-Covid ed allo stesso momento fanno arrivare aumenti spropositati di luce e gas per darci il colpo di grazia”. Motivi per i quali il titolare de “Il Focolare” è realmente preoccupato e vede un futuro incerto invocando ai nostri governanti “Una parola di speranza”.