Piccolo e isolato. “Il Molise non esiste”, si sente fastidiosamente ripetere ancora troppo spesso da chi dileggia questa regione con imbarazzante superficialità.
Un’affermazione che, seppur banale, risulta tuttavia inquietante e allarmante per i tanti molisani stanchi di vivere il pregiudizio di una terra considerata trasparente dal resto dello Stivale.
Uomini e donne subiscono, storicamente, un’immeritata emarginazione. La gran parte di loro non fa vittimismo e non ha alcuna intenzione di rassegnarsi ad avallare una condizione di preteso isolamento che non ha niente a che vedere con la riservatezza tipica di questo territorio. Certo, qualcuno fugge. Molti, invece, restano, resistono e reagiscono.
L’isolamento presenta infatti più di un vantaggio. Protegge come in un bozzolo valori ancestrali fatti di tradizioni gelosamente tramandate, tutela il territorio dalle aggressioni di una famelica modernità, salvaguarda stili di vita e relazioni sociali.
[Questo articolo è un estratto dal n° 351 della rivista La Madia Travelfood. Puoi acquistare una copia digitale nello Sfoglia-Online oppure sottoscrivere un abbonamento per ricevere ogni due mesi il volume cartaceo.]
Le vie di accesso non sono agevoli, mancano le autostrade ed è forse anche per questo che la regione non è presa d’assalto dal turismo di massa che, di fatto, non saprebbe neanche come arrivare comodamente in una regione che si trova nel cuore della Penisola, incastonata tra gli Appennini e il mare, ma con pessimi collegamenti viari e ferroviari.
Il Molise è diventato autonomo nel 1963, essendo stato precedentemente annesso all’Abruzzo. Da allora molte cose sono cambiate in meglio, ovviamente, ma a distanza di quasi sessant’anni resta ancora attuale la questione delle potenzialità inespresse.
Eppure il segreto del Molise consiste proprio nell’apparente decrescita, nell’aver saputo conservare il sapore del passato, nell’essersi fatto custode dello scrigno di bellezze e di atmosfere irreali e magiche che la distinguono nettamente dalle altre regioni.
In realtà in questi ultimi anni molti molisani, alcuni con le proprie forze, altri con sostegni pubblici, sono riusciti, in un certo senso, a rielaborare l’immagine del Molise: per non intaccarne il cuore sincero hanno intrapreso la strada di un’offerta turistica ricercata, ricreativa e creativa, anche senza seguire gli schemi classici dell’accoglienza.
Ma c’è ancora tanto da fare: spesso gli sforzi individuali – poco sostenuti dall’entourage istituzionale, anzi in alcuni casi persino ostacolati da un ostruzionismo politico e burocratico immotivato- dimostrano che per mettersi in mostra e farsi conoscere in chiave soddisfacente e soprattutto remunerativa, occorre puntare con determinazione sul patrimonio naturale, artistico, artigianale ed enogastronomico senza scalfirne l’identità che costituisce il punto di forza.
Nell’estate del 2020, l’anno della pandemia, si sono accesi i riflettori sul Molise: numerosi turisti, dovendo forzatamente scegliere itinerari inusuali ma di prossimità, hanno fatto tappa in questa regione che ha tanto da offrire, rimanendone affascinati.
Siti archeologici, castelli, palazzi nobiliari, masserie, chiese e monasteri che si incastonano perfettamente nel sistema ambientale, l’alternarsi ininterrotto di montagne, boschi, campagne e colline punteggiati di laghi e fiumi fino al mare definiscono un territorio per lo più inesplorato, ricco di misteri e di radici ataviche.
Ciò merita un salto di qualità, un progetto di accoglienza ancor più avvolgente, organizzata e qualificata. Solo facendo squadra e aggredendo il mercato con maggiori investimenti e una comunicazione mirata si può mantenere alta l’attenzione sulle peculiarità di una regione che può emergere e brillare più di qualsiasi altra.
Il Molise all’origine della nostra civiltà
Tra nord e sud, tra mar Tirreno e mar Adriatico, il Molise ha avuto una posizione centrale e un ruolo privilegiato nell’antichità. Fin dall’età del Bronzo, il Molise o Sannio, come era detto, ha fatto da cerniera tra le culture mediterranee e quelle continentali. La regione si è trovata, così, al centro di una fitta rete di commerci che coinvolgeva l’intera Europa e il bacino del Mediterraneo e che si svolgevano lungo la linea costiera e lungo i tratturi delle transumanze. È qui che dodici popoli dell’Appennino centrale, Sanniti in testa, si unirono per affermare la propria libertà contro lo strapotere romano. Il sogno si infranse quando Lucio Cornelio Silla operò il grande massacro della valorosa etnia sannita, determinando un cambiamento sostanziale nella storia del Molise.
Area archeologica Saepinum (CB)
Uno straordinario complesso archeologico dove si snodano secoli di memorie. Saepinum significa “recinto” ad indicare l’antico recinto legato alla transumanza e costituisce un esempio perfetto di cittadella in cui avvenivano mercati e scambi.
I Romani la fecero edificare secondo la pianta di una città modello, ricalcando con le mura le recinzioni per le greggi e inglobando il tratturo all’interno del perimetro urbano. La città romana viene fondata sul tratturo Pescasseroli – Candela che coincide con il Decumanus maximus che la attraversa da parte a parte, mentre il Cardus maximus corre dal Matese al fiume Tammaro.
Il centro ha una sua prima organizzazione nel II secolo a.C. ma la massima fioritura avviene in età augustea quando vengono costruiti o restaurati gli edifici più importanti della città, dal foro alla basilica, dal macellum alle terme. L’impianto urbano si mantiene attivo fino al IV-V secolo d.C. Dopo il terremoto del 346 d.C. e durante le invasioni barbariche il sito viene progressivamente abbandonato.
Anfiteatro Larino (CB)
La ricca di città di Larinum piena di vita e traffici già in epoca repubblicana ha lasciato dei segni emersi dalle sepolture e dai numerosi frammenti urbani recuperati. Templi, mosaici, case, botteghe, piazze, strade e l’anfiteatro. L’Anfiteatro presenta una pianta ellittica e fu costruito e finanziato da un personaggio di alto rango, Capitone, tornato nella sua città di origine dopo una carriera politica. I resti attuali fanno intuire il poderoso impianto originario capace di ospitare, nei suoi tre ordini di scalinate, circa diecimila spettatori.
Sito preistorico La Pineta Isernia
Uno scenario antichissimo che riporta il visitatore alla preistoria dell’uomo. L’homo erectus ha lasciato qui le sue tracce 736 mila anni fa. Il più antico ominide intelligente d’Europa viveva in questa zona, una grossa savana di tipo africano.
Teatro Pietrabbondante (IS)
Il complesso monumentale di Pietrabbondante è il primo scavo avviato in Molise. Infatti i primi interventi che riportarono alla luce il teatro, il tempio e le strutture che si trovano tra l’uno e l’altro, sono stati effettuati sotto i Borboni e nei primi tempi dell’Unità.
Successivamente, alla fine degli anni Cinquanta, è stato intrapreso lo scavo di un altro tempio.