Il Nikkei che ha segnato il destino della gastronomia uruguayana: la cucina circolare di Maximiliano Matsumoto.
Carrasco è sempre stato considerato l’aeroporto per antonomasia di Montevideo.
Nacque all’inizio del XX° secolo come possibilità di raggiungere un’alternativa balneare per i più facoltosi, come modo per sfuggire alla concentrazione di villeggianti che riempivano le spiagge di Pocitos e Ramirez, le spiagge allora di moda.
Il suo faro di attrazione era il leggendario Hotel Casinò Carrasco, una monumentale costruzione in stile francese che è stata completamente ristrutturata e che ha conservato tutto il suo splendore.
A Carrasco le strade sono intricate, il bosco di pini è rigoglioso e le case sono grandi, oltre che basse. C’è una via principale – Arocena – con bei negozi di interior design, bar e ristoranti di ogni tipo, e molta tranquillità.
Qui qualcuno potrebbe perdersi, se non fosse che da ogni parte si vede l’antico Hotel Carrasco, oggi Sofitel Montevideo.
Tutto il quartiere è progettato intorno all’hotel che, newl corso della sua storia, ha ospitato illustri personaggi, come Albert Einstein e Federico García Lorca, così come migliaia di turisti.
Oggi, la sua gastronomia ha puntato sulla connessione con la realtà locale, recuperando produttori e riattivando comunità che hanno trasformato i loro articoli in opzioni premium.
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