Ebbene sì, mi ci trovo dentro e devo dire che non è sempre facile gestire la situazione. Essere ospitato in televisione offre indubbiamente i vantaggi della “visibilità” ma molto spesso obbliga a stare ai ritmi e alle caratteristiche della trasmissione, che non sempre permettono di poter dire fino in fondo come stanno le cose. Questa è certamente l’era della Nutrizione Mediatica, ma siamo veramente sicuri che questo porti dei benefici in termini di conoscenza e consapevolezza? Prima di parlare di un’esperienza diretta, faccio una premessa, citando alcuni esempi di Nutrizione Mediatica.
Il primo è d’obbligo: il notissimo farmacista Alberico Lemme, ospite di Barbara D’Urso nel programma Domenica Live, che esprime pareri su diete e alimentazione in libertà. Il metodo inventato dal controverso farmacista, promette dimagrimenti notevoli in poco tempo. Le teorie sono talmente stravaganti, che per porre freno alla situazione imbarazzante, l’Ordine dei Farmacisti ha annunciato di voler intraprendere iniziative per verificare eventuali illeciti civili, penali e deontologici a carico del farmacista (eh sì, perché Lemme non è neanche un medico…).
Un altro personaggio pubblico ospite di diversi programmi in televisione è il dott. Piero Mozzi, promotore della dieta del gruppo sanguigno, descritta molto bene nel suo libro classificato come best seller 2015 su Amazon. Mozzi sconsiglia, nella maggior parte dei casi, grano e latte, riportando strette connessioni tra l’assunzione di questi prodotti con l’Alzheimer e varie tipologie di tumori. Un altro personaggio molto apprezzato dal grande pubblico è l’epidemiologo Franco Berrino che, forte di un passato all’Istituto nazionale dei tumori di Milano, propone nelle conferenze e nel corso delle interviste le sue teorie sulla tossicità del latte e della farina bianca (quest’ ultima definita come un “veleno” in grado di favorire diverse patologie come il diabete e persino tumori). Quest’ultimo concetto ribadito da Berrino è stato però vivacemente smentito dallo stesso Istituto nazionale dei tumori, che ha preso una posizione molto chiara e dura nei confronti di tali dichiarazioni.
C’è da chiedersi se lo spazio in televisione dipende dalla validità (dimostrata) delle teorie sostenute o dalla loro stranezza! Ecco perché parlo di Nutrizione Mediatica. A proposito di questo, anche il modo di presentare e dare visibilità ai personaggi che vengono ospitati merita qualche considerazione. Interessante è il caso di Marco Bianchi ospite di un famoso programma televisivo, con all’attivo numerosi libri di ricette. A dispetto del titolo di “chef scienziato” assegnato a Bianchi in uno spot pubblicitario, il suo curriculum indica un diploma di maturità e un corso triennale di “tecnico di ricerca biochimica” presso l’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri. L’impiego presso la Fondazione Veronesi consiste invece nell’affiancare una biologa nutrizionista che tiene lezioni nelle scuole e in aziende. Basta dunque questo per presentarlo, come spesso viene fatto, come uno “scienziato” o un “esperto nutrizionista”? Che esperienza ha Bianchi in campo clinico? Nessuna. Eppure, nell’era della Nutrizione Mediatica quello che conta è, in primo luogo, il modo in cui uno appare o viene presentato. In secondo luogo la sua capacità di racchiudere in slogan dei concetti (il più delle volte sono slogan radicali e allarmanti, perché sono quelli che fanno maggiormente presa). In terzo luogo la stranezza (e non la scientificità) di questi concetti. Infine, per ultimo ma non in ordine di importanza, conta quanto si fa audience.
Vengo quindi a me, che, periodicamente, vengo chiamato come opinionista in televisione: eh sì, anch’io sono stato inglobato nell’universo della Nutrizione Mediatica. Non nascondo però la mia delusione di fronte a quest’esperienza (perché preferisco partire da un’onestà intellettuale, che, mi auguro, continui a sostenermi), in quanto mai, in alcuna puntata in cui sono stato chiamato, ho avuto la possibilità vera di esprimere un’opinione. Tutto è dettato dai ritmi (frenetici) della trasmissione e da una “non” idea su quello che un vero servizio pubblico dovrebbe offrire: attualmente la televisione è un contenitore di argomenti per fare audience e tener vivo l’interesse di chi guarda, ma non è una televisione di contenuti. Mi sono (ahimè) ritrovato a parlar di bilance “pesa alimenti”, io che, nel mio metodo, non consiglio di pesare il cibo, ma di continuare a gestirlo secondo le proprie quantità. E quando ho fatto presente agli autori che non ero molto d’accordo sulla proposizione di quello strumento, mi sono sentito dire che non potevano cancellare la domanda (poco male) e, comunque, si aspettavano da me una risposta conciliante (!). A quel punto ho pensato “va bene, spiegherò a chi ci ascolta i pro e i contro del pesare gli alimenti, magari avrò finalmente la possibilità di dare una informazione chiara su quali sono i casi (pochi) in cui va utilizzata una bilancia pesa-alimenti e i casi (molti) in cui non è assolutamente necessario”. E’ iniziata la trasmissione… Sapete quanti secondi ho avuto a disposizione per rispondere a quella domanda? Meno di venti secondi… E poi siamo passati alla domanda successiva.
Utilizzo questo fantastico spazio della Madia, che da anni ho a disposizione, per dire che non mi arrendo: finire nel tritacarne della Nutrizione Mediatica non vuol dire essere spacciati, essere diventati i Lemme, i Mozzi o i divi-nutrizionisti di turno; vuol dire solo essere ancora più consapevoli che la battaglia per una informazione completa, libera, ma, al tempo stesso obiettiva (e non soggettiva) continua. Continuerà attraverso queste pagine, ma, d’ora in avanti, anche all’interno di quegli spazi che fanno finta di darti spazio solo per dare spazio a ciò che vogliono loro…