Tante volte sentiamo parlare, spesso senza però neanche aver bene la percezione di quanto sia importante il problema, di quanto un cibo possa effettivamente infiammare il nostro organismo.
Ebbene, voglio accompagnarvi in un percorso, che ovviamente durerà qualche “puntata”, in cui scoprirete meglio le affascinanti relazioni tra cibo e processi infiammatori.
Innanzitutto, dovete capire che l’infiammazione, sebbene pensiamo che sia un evento spiacevole, è fondamentale per la nostra sopravvivenza.
Infatti, questo fenomeno, spesso odiato, è la prima azione di difesa che il nostro organismo mette in atto quando si sente offeso o aggredito da qualcosa.
Già questo dovrebbe un po’ farci drizzare le orecchie, perché sorge subito la domanda:
“Ma come è possibile che del cibo che ci nutre, ci dà sostegno, calorie, ci permette di vivere, possa essere percepito come offensivo dal nostro stesso organismo?”.
Andiamo comunque per gradi.
Ci sono, innanzitutto, diversi tipi di infiammazione: ci può essere una infiammazione acuta (cioè, un evento improvviso di breve durata) o una infiammazione cronica (in cui il processo dura nel tempo e, a volte, non accenna a terminare).
C’è anche una infiammazione di basso grado o di grado elevato (a seconda dell’intensità stessa del processo).
Poi, possiamo avere una infiammazione “in situ”, cioè sul luogo di offesa (per esempio, se abbiamo avuto la puntura di un insetto, ci compare un ponfo rosso, doloroso e, magari, pruriginoso proprio nella zona della puntura) oppure possiamo avere una infiammazione a distanza, in cui il punto di offesa non corrisponde alla zona che, successivamente, si infiamma.
Per finire, possiamo avere una infiammazione di tipo generale o di tipo locale.
Perché vi dico questo? Non voglio assolutamente farvi una lezione di medicina, ma voglio semplicemente che voi, quando cominceremo a parlare del cibo e del suo potere infiammatorio, immaginiate bene cosa succede ai vostri organi infiammati. Perché, quello che fra un attimo vi dirò, succede proprio al nostro corpo quando è soggetto a infiammazione.
In particolare, quando un organo è infiammato, ci sono 4 eventi importanti: si arrossa, si riscalda, si gonfia, funziona meno bene.
Ecco, visualizzate bene: questo è, con l’infiammazione che provochiamo con il cibo, quello che regaliamo a determinati nostri organi.
Ad esempio, immaginiamo di avere la gastrite!
La gastrite, altro non è che un evento infiammatorio, che può essere acuto o cronico, di basso grado o di grado elevato, che può iniziare “in situ” (cioè, nello stomaco), ma poi trasferirsi più lontano (come nell’esofago e nelle prime vie aeree), evento che è proprio nato da un nostro dono: il cibo che abbiamo donato al nostro povero, piccolo stomaco!
Ma, in fin dei conti, cosa abbiamo fatto di tanto sbagliato? Abbiamo semplicemente fatto un “aperitivino” con uno “spritzettino” e qualche “patatina” (mi raccomando: tutti i nomi vanno rigorosamente fatti terminare con “-ino”, in forma diminutiva, così ci sentiamo più tranquilli!), eppure non ci rendiamo conto che lo spritz e la patatina l’abbiamo regalata alla nostra mente (gratificazione), ma quello che abbiamo regalato al nostro stomaco non è altro che rossore, calore, gonfiore, limitazione delle sue funzioni, oltre che una gran bella dose di dolore (se l’infiammazione è acuta)!
Vorrei che, quando ci lamentiamo per il reflusso o la gastrite, immaginassimo il nostro stomaco in queste condizioni: rosso, gonfio, caldo, in seria difficoltà…).
Ecco, l’equivoco è anche questo: spesso pensiamo che tutto sia andato bene perché non abbiamo avuto dolore.
Sappiate però che non può essere questo il criterio di giudizio!
Il dolore arriva quando la lesione che abbiamo provocato con il cibo è già talmente profonda e importante da aver toccato fibre nervose responsabili del dolore… La nostra responsabilità è quella di non arrivare a far sentire dolore al nostro corpo, ai nostri organi, perché, se siamo arrivati a quello, vuol dire che ormai il nostro corpo ci sta urlando in faccia che non ne può più!
Esagerato!
E tutto questo può avvenire a causa del cibo? Ahimè, sì.
Ma questa, a mio avviso è, da una parte una cattiva notizia, perché ci implica nel cominciare a fare un lavoro di maggiore conoscenza, maggiore educazione e consapevolezza e, a volte, fare anche delle scelte alimentari più sane, ma dall’altra è una splendida notizia, perché dipende solo ed esclusivamente da noi.
Intendiamoci subito: non è solo il cibo che infiamma il nostro organismo.
Le cause dell’infiammazione sono molteplici: genetica – ambiente – farmaci – alimenti – obesità – fumo – stress – sedentarietà.
Quindi, anche qui, come vedete, in tutti questi ambiti possiamo fare molto (magari sulla genetica un po’ meno), ma dobbiamo essere consapevoli e vogliosi di iniziare un percorso che ci porti a donare al nostro corpo realmente ciò che è buono per lui.
Ebbene, questo percorso lo abbiamo appena cominciato: spero che possa rappresentare, nel tempo, uno spunto per, con gioia e soddisfazione, prenderci realmente cura del nostro organismo.
Alla prossima!
[Questo articolo è tratto dal numero di novembre-dicembre 2024 de La Madia Travelfood. Puoi acquistare una copia digitale nello sfoglia online oppure sottoscrivere un abbonamento per ricevere ogni due mesi la rivista cartacea]