Federvini rilancia il proprio Osservatorio Economico, in partnership con Nomisma e Trade Lab, con l’obiettivo di fornire regolarmente dati e ricerche in termini di andamenti di mercato, di trend presenti e futuri e di modelli di consumo responsabile.
Alla presentazione svoltasi presso la Fondazione Feltrinelli sono stati presentati i due studi Vini, Spiriti e Aceti: Valori Mercato e Competitività, curato da Nomisma, e Vini e Spiriti nel Mercato dei Consumi Fuori casa, realizzato da TradeLab.
“I dati mostrano che i nostri comparti godono di buona salute – ha dichiarato la Presidente di Federvini Micaela Pallini – tuttavia sarebbe sbagliato concludere che tutto va bene. Purtroppo assistiamo ad una recrudescenza della pandemia che assieme alle tensioni inflazionistiche sulle materie prime e gli aumenti sui costi di trasporto mettono in serio pericolo la crescita delle nostre aziende nel 2022. A ciò si aggiungono gli attacchi al Made in Italy attraverso l’introduzione di dazi o barriere normative ed inaccettabili aggressioni alle nostre denominazioni. Ragioni per le quali ci aspettiamo supporti concreti dalle nostre istituzioni: nella semplificazione amministrativa, nella promozione sui mercati internazionali e nella tutela delle nostre indicazioni geografiche che sono un grande patrimonio di tutto il Paese. Assistiamo inoltre ad un’offensiva internazionale nei confronti dei nostri prodotti, demonizzante e proibizionistica, che non distingue tra consumo corretto ed abuso.
Il mercato del vino secondo l’Osservatorio Economico Federvini
Dal primo studio, curato da Nomisma, si evince il trend di ripresa nelle vendite sul mercato domestico e sui mercati internazionali. Per il vino, le vendite nel canale off-trade mostrano a fine settembre – secondo dati NielsenIQ – una crescita a valori del 6,1 % rispetto allo stesso periodo 2020, grazie soprattutto al forte impulso dato dagli Spumanti che mettono a segno un aumento del 27,5%, trainati dalle tipologie Charmat secco e Metodo Classico.
Crescono anche le esportazioni e in generale il vino italiano sta riscuotendo importanti successi presso i principali paesi importatori. Gli acquisti di vino italiano, sempre per il periodo gennaio-settembre 2021 a confronto con il 2020, evidenziano aumenti del 14,7% negli Stati Uniti, del 6,1% in UK, del 9,4% in Germania, del 15% in Canada, del 27% in Russia e di ben il 47,2% in Cina.
Negli Stati Uniti, in particolare, le esportazioni di vino italiano registrano un tasso di crescita rispetto al livello pre-pandemico (2019) che è oltre il doppio di quello fatto registrare dalla crescita dei vini spagnoli (+6,8%) e oltre il triplo di quello fatto registrare dalla crescita dei vini francesi (4,7%).
L’Italia si conferma il primo paese esportatore mondiale di vino per volumi, seguita dalla Francia che però è prima per valore delle esportazioni. Sui mercati internazionali i vini italiani scontano, rispetto a quelli francesi, una differenza di prezzo che non trova giustificazioni sotto il profilo della qualità. Basti pensare che, mentre i rossi di Bordeaux escono dai confini francesi a 14 €/litro, quelli piemontesi non vanno oltre i 9,4 € mentre i toscani non arrivano a 8 €/litro. A tale dinamica dei prezzi sono in parte accomunati anche gli spiriti italiani. Sui mercati internazionali l’eccellenza dei prodotti italiani dovrà pertanto essere meglio valorizzata anche e soprattutto sotto il profilo economico.
Una buona performance degli spirits secondo l’Osservatorio Economico Federvini
Anche gli spirits registrano nei primi 9 mesi del 2021 una forte crescita delle vendite nel canale off-trade: +8,4% rispetto allo stesso periodo del 2020. Sebbene la gran parte delle vendite sia da ricondurre a distillati ed acquaviti (44% del totale in valore), con un ruolo di primissimo piano della grappa, a mostrare le migliori performance è la categoria degli aperitivi: + 23,8% sul 2020. A trainare le vendite degli aperitivi alcolici è il fenomeno del mixology che da quando è scoppiata la pandemia non è più solo legato alle occasioni di consumo fuori casa ma è sempre più diffuso anche tra le mura domestiche: a conferma di ciò, ben il 35% dei consumatori italiani preferisce bere a casa spirits in modalità mixata.
Anche gli spiriti segnano una buona performance sui mercati internazionali facendo registrare nei primi 8 mesi dell’anno un export di 828 milioni di euro, in crescita del 22% rispetto allo stesso periodo del 2020 e superando i livelli pre-covid, grazie alle ottime dinamiche di due eccellenze del made in Italy: liquori e grappa. Gli Stati Uniti si confermano il principale mercato di destinazione per i liquori italiani e registrano, negli 8 mesi, una crescita del 21% rispetto al 2020, seguono la Germania (+20%), il Regno Unito (+43%), la Francia (-41%) e il Canada (+22%). Per la Grappa, che sempre nel periodo considerato cresce sensibilmente su tutti i principali mercati, i principali paesi di destinazione sono Germania (+30%), Svizzera (+27%), Austria (+18%), Canada (+48%) e USA (+46%).
Sia per i vini che per gli spirits le performance di mercato sono trainate dalle imprese di grandi dimensioni. Dall’analisi effettuata sui bilanci del 2015 – 2020 emerge che nel comparto del vino le imprese con oltre 50 milioni di euro di fatturato hanno aumentato i ricavi del 22,1%, quelle tra i 10 e 50 Mln. del 15,3% e quelle tra 2 e 10 Mln. del 7%, mentre quelle sotto i 2 Mln hanno registrato una riduzione del 5,5%. Nel comparto degli spirits, nello stesso quinquennio, le imprese con oltre 50 Mln. di euro di fatturato hanno registrato un aumento delle vendite del 3,6%, quelle tra i 10 e 50 Mln. del 5,8%, mentre quelle tra 2 e 10 Mln. hanno registrato una riduzione del 3,9%.
L’ottimo andamento dell’Aceto Balsamico secondo l’Osservatorio Economico Federvini
Per quanto riguarda gli aceti, è da rilevare l’ottimo andamento dell’Aceto Balsamico le cui vendite nel canale off-trade italiano crescono del 4,3% nei primi 9 mesi dell’anno, a fronte di un trend di generale contrazione per la categoria (-5,0%). Positivi anche i trend sui mercati internazionali, soprattutto sul principale mercato di riferimento, gli Stati Uniti, dove le esportazioni segnano un aumento del +24% nel periodo gennaio-agosto 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020. In crescita anche le vendite in Francia mentre soffrono le esportazioni in Germania e Regno Unito.
Il consumo di vini e spiriti secondo lo studio di TradeLab in partnership con Federvini
L’andamento del consumo “fuori casa” di vini e spiriti, oggetto dello studio condotto da TradeLab, evidenzia la dimensione dell’impatto delle chiusure determinate in relazione alla pandemia e il ruolo di vini e spiriti nei momenti di convivialità.
Nel 2021 il consumo di cibi e bevande fuori casa si prevede registrerà un fatturato di 66 miliardi di euro, in crescita del 22% sul 2020 ma inferiore di 19 miliardi di euro a quanto fatto registrare nel 2019.
In tale contesto, nel paragone con il 2019, vini e spiriti registrano nel 2021 un andamento migliore (-5%) rispetto all’intero mercato dei consumi fuori casa (-23%) e in linea con il trend delle riaperture: +156% secondo trimestre su primo trimestre e + 106% terzo trimestre su secondo trimestre. Nel periodo estivo sono stati consumati 170 milioni di aperitivi fuori casa e 101 milioni di cocktails, oltre 1 milione al giorno.
Nei primi 9 mesi del 2021 la ripartizione delle consumazioni di vini e spiriti fuori casa vede al primo posto il vino con 330 ml. di consumazioni (calici/bottiglie/sfuso – 41%), seguito da cocktail e spiriti lisci 235 ml. (29%), bollicine 120 ml. (calici/bottiglie – 15%) e amari e liquori dolci 115 ml. (14%).