I borghi antichi italiani sono un patrimonio importante del Belpaese, rappresentano una realtà turistica in crescita, ma il turismo non ferma lo spopolamento.
Il giro di affari che muove l’ospitalità è stimato prudenzialmente in oltre 2 miliardi di euro l’anno con visitatori per lo più italiani e, in seconda battuta, europei (soprattutto da Svizzera, Austria o Francia) che arrivano con mezzi propri. Sempre di più i camper, ultima frontiera del turismo low cost.
A tal proposito, in alcune aree, si sta iniziando a spingere sullo sviluppo di aree attrezzate per l’ospitalità dei furgoni, oltre che su campagne di promozione social, mentre l’Associazione dei borghi più belli d’Italia sta per lanciare il più grande museo digitale al mondo.
Le attività turistiche, economiche e sociali che i sindaci più illuminati intraprendono per la valorizzazione del patrimonio culturale, architettonico, enogastronomico e, non da ultimo, paesaggistico, possono rappresentare delle buone pratiche di turismo sostenibile e di convivenza con la popolazione residente ma gli abitanti autoctoni continuano a diminuire a causa della perdita progressiva di servizi.
E in questo, il turismo, può fare poco o nulla.
Oggi i borghi rappresentano una realtà diffusa e rilevante dell’assetto amministrativo italiano, sono 5.521 e rappresentano il 69,85% dei circa 8mila comuni italiani.
Hanno una popolazione complessiva di circa 10 milioni di residenti, che è pari al 17% della popolazione italiana e occupano un’estensione geografica del 54% della Penisola.
La maggior parte di essi è concentrata nelle aree interne della Penisola, soprattutto lungo la dorsale appenninica e l’arco alpino.
Circa la metà il 50% del totale rientra nei confini di Piemonte e Lombardia, con 2.089 su 5.521. Abruzzo, Calabria, Molise, Piemonte, Sardegna, Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige sono le regioni nelle quali i piccoli comuni rappresentano tra l’80 e il 90% del territorio.
Puglia, Toscana ed Emilia-Romagna sono le regioni in cui i piccoli comuni corrispondono a meno del 50% del territorio totale regionale.
Da questi dati, si evince che sono un patrimonio irrinunciabile dell’italianità e che, stante il giro di affari generato di circa 2 miliardi di euro – relativo ad una stima prudenziale sull’attività di accoglienza di solo 700 borghi aderenti a due tra le più importanti associazioni di riqualificazione – possono rappresentare un volano economico interessante.
“Noi associamo circa 363 borghi – afferma Fiorello Primi, presidente dell’Associazione “I borghi più belli d’Italia”, istituita nel contesto di ANCI, che ci anticipa alcuni dati che annualmente vengono rilasciati nel corso dell’assemblea annuale in programma a metà aprile (questo articolo è stato chiuso il 23 marzo) -. Grazie ad un accordo che abbiamo sottoscritto da circa cinque/sei anni con l’Istat, siamo in grado di monitorare la nostra attività.
Ogni anno i borghi che si associano aumentano del 4-5%. Quest’anno, in particolare, siamo passati dai 345 borghi del 2022 agli attuali 363 e, entro la fine dell’anno, si prevede che ne assoceremo un’ altra decina. Il loro giro di affari legato al settore turistico dei borghi nostri associati è di circa 1,2 miliardi di euro l’anno, sviluppato anche grazie alla comunicazione social.
Abbiamo il primo profilo istituzionale europeo su Instagram con più di un milione di follower. Dopo di noi, seguono Finlandia, Spagna e Portogallo. La strategia comunicativa sui social per noi è molto importante sicché vi investiamo circa 200mila euro ogni anno.
Abbiamo un centinaio di digital ambassador, persone che fanno video e foto dei siti e li postano online. In un anno, arriviamo a 250 milioni di visualizzazioni”.
Secondo i dati Istat, i borghi più belli d’Italia rappresentano una popolazione di circa 1,4 milioni i abitanti e, sul fronte turistico registrano, ogni anno, circa 18 milioni di pernottamenti, il 20% della capacità di accoglienza complessiva che è pari a 260mila posti letto offerti da circa 11mila attività ricettive, soprattutto extraalberghiere come B&B, country house o agriturismi.
Ogni turista sostiene una spesa media giornaliera di circa 80 euro con una permanenza media di tre giorni.
“La spesa turistica giornaliera media e procapite – precisa Primi -, permette di generare un indotto non solo in termini di accoglienza, e quindi pernottamento e pranzi, ma anche in termini di acquisti di prodotti dell’enogastronomia o dell’artigianato locali.
Non registriamo quasi mai fenomeni di over tourism se si fa eccezione per alcune località più richieste, come ad esempio, San Felice Circeo, Gradara, Otranto e qualche borgo della Liguria che sono mete molto ambite nella bella stagione. I dati dei pernottamenti si attestano sulla media nazionale che è del 21% sulla capacità di accoglienza”.
Questi borghi hanno una popolazione residente media di poco più di 4mila abitanti, e una densità demografica per chilometro quadrato che è un terzo di quella italiana.
In pratica sono aree piuttosto vaste dove abita poca gente. La loro capacità di creare un indotto economico varia da territorio a territorio con significative differenze tra nord e sud del Paese.
“Per accedere all’associazione dei borghi più belli d’Italia – chiosa Primi – c’è un rigido processo di valutazione da superare che comporta il superamento di quattro step che prendono in esame la presenza di 72 parametri necessari per arrivare alla certificazione finale ISO 9001 che l’associazione stessa rilascia.
Il primo blocco di valutazione è legato alla bellezza estetica delle facciate e all’arredo urbano; il secondo alla qualità e quantità dei servizi per i residenti, come per esempio, la raccolta differenziata, i trasporti, le forniture o ancora la presenza di scuole, almeno quelle primarie. Il terzo step analizza la qualità dell’accoglienza e dell’ospitalità, verificando, ad esempio, che sia presente una segnaletica, dei servizi di informazione turistica oltre alla possibilità di pernottamento, alla presenza di ristoranti e al fatto che si usino prodotti tipici locali. L’ultima fase di valutazione si rivolge all’ambiente circostante.
Verifichiamo quanto consumo di suolo si sia perpetrato, come siano state valorizzate le aree boschive, ecc. Al di fuori di questi quattro step, valutiamo anche il rischio di creare troppa concentrazione nelle stesse aree. Come si evince non è facile associarsi. Da quando ci siamo costituiti, nel 2022, su oltre mille comuni che hanno fatto domanda, circa un terzo è entrato”.
Queste attività attirano sempre più turisti e investimenti diretti dall’estero sul territorio anche dati dall’acquisto di case da parte di stranieri che, oggi, rappresentano circa il 2% dei residenti.
Secondo i dati dell’associazione dei borghi più belli d’Italia, l’Umbria è una delle regioni più amate dagli stranieri, soprattutto inglesi che hanno acquistato casolari non tanto nei borghi, quanto nelle campagne adiacenti. Ma anche la Toscana, il Veneto o la Liguria.
Un caso di borgo che ha saputo sfruttare il turismo per creare ripopolamento, soprattutto di residenti giovani, italiani e stranieri, è quello di Ostana in provincia di Cuneo.
“Era un borgo completamente spopolato. Fino a pochi anni fa, si contavano 50 abitanti. Adesso siamo arrivati a 100 a cui si sono aggiunte alcune famiglie di indiani e pachistani che si sono insediate nelle adiacenti frazioni montane sviluppando le attività agricole e occupandosi della salvaguardia del territorio. In questo modo si è sviluppato con successo, un processo di integrazione e, contemporaneamente, di valorizzazione del territorio”.
Se si guardano i dati nazionali, lo spopolamento dei borghi italiani si sta riducendo. Di poco, ma si sta riducendo.
Se prima riguardava il 6% della popolazione, adesso si attesta al 4%. Ma è sempre un dato in discesa non compensato da un contemporaneo ripopolamento.
Sono pochi quelli che registrano una marcata crescita, come ad esempio, Valeggio sul Mincio, in provincia di Verona, o San Felice Circeo in provincia di Latina o, ancora Monte Scudaio in provincia di Pisa. Qui si registra una crescita demografica superiore al 10% grazie al fatto che la popolazione ha avuto la possibilità di trovare attività e lavoro.
“Stiamo cercando di portare la questione all’attenzione delle istituzioni maggiori del Paese – dice Primi -che il turismo è, sì, importante per queste aree, ma da solo non sblocca lo spopolamento che è dovuto alla progressiva perdita di servizi che il settore vacanziero non compensa.
Per evitare lo spopolamento e l’invecchiamento della popolazione occorrere mettere i residenti nelle condizioni di vivere nel miglior modo possibile.
Questo peraltro genererebbe anche vantaggi a livello territoriale dal momento che un territorio popolato è un territorio manutenuto, salvaguardato, ad esempio, dal rischio idrogeologico, o anche valorizzato con la creazione di un’indotto economico legato, ad esempio, alla vendita delle produzioni enogastronomiche o alla valorizzazione delle attività artigianali locali. Non possiamo permetterci di perdere questo enorme patrimonio”.
Sul totale dei turisti che visitano questi borghi, il 30% è composto da stranieri mentre la maggior parte, il 70%, sono italiani.
L’associazione dei borghi più belli d’Italia è parte della federazione mondiale ‘Les Plus Beaux Villages de la Terre’, fondata da Italia, Francia e Belgio. Adesso coinvolge 12 nazioni tra cui Canada, Giappone, Cina e Russia. In trattativa per entrare: San Marino, Grecia, Slovenia e Tunisia.
Tra le attività svolte dall’associazione, oltre a quella di promozione social e con campagne internazionali, anche quella che punta a sviluppare il cosiddetto ‘turismo di ritorno’ ossia, i residenti all’estero che ritornano nel proprio Paese per la villeggiatura. Ma si tratta di una nicchia, un settore ancora agli albori che registra valori molto bassi.
Un filone nuovo per lo sviluppo turistico di queste aree, per contro, è legato al mondo dei camperisti che in Italia sono circa 300mila.
“Si tratta di un flusso di visitatori interessante da intercettare – spiega Primi che è stato anche sindaco del borgo di Castiglione del Lago in provincia di Perugia -. Nel mio paese, ogni settimana, registriamo la presenza di circa 50-60 camper che significa 100-150 turisti. Su questo tipo di turismo ancora non abbiamo effettuato un monitoraggio, stiamo iniziando a misurarlo dall’anno scorso, quindi non abbiamo una misura precisa di quanto incida sul giro di affari, tuttavia è un fattore importante che potrebbe sopperire, in alcune aree, alla mancanza di posti letto.
Ad oggi, meno della metà dei borghi più belli d’Italia ha delle aree camper attrezzate ma stiamo cercando di intercettare dei fondi del Pnrr per implementarle. Nella prossima guida annuale che uscirà a fine marzo, saranno segnalate anche le aree camper attrezzate. Con ciò, puntiamo all’emulazione positiva. Ossia, se altri comuni vedono i benefici di questi servizi, potrebbero attivarli a loro volta.
Siamo, inoltre, in dirittura d’arrivo, per la creazione del primo museo digitale al mondo contenente il patrimonio artistico presente in questi borghi che è composto, fra l’altro, da opere di Giotto, Pinturicchio, Raffaello e Bernini”.
Il tema della sostenibilità è uno degli assi portanti che guida la politica di questi borghi.
L’associazione ha appena aperto un tavolo con Legambiente e Gse Spa, Gestore di servizi energetici, per avviare su una cinquantina di comuni iniziali, un progetto relativo alle comunità energetiche, ossia alimentate con rinnovabili che possono contare su un finanziamento nazionale complessivo di 2,2 miliardi di euro a fondo perduto rivolto a comuni con non più di 5mila abitanti.
Altro grande progetto in fase di completamento per i borghi più belli d’Italia, è il censimento finanziato da BMT per 2 milioni di euro, che ha riguardato tutti i produttori e i prodotti dei borghi.
Sono state censite circa 8mila attività e 18mila prodotti tutti a denominazione di origine. “Da quest’anno – annuncia Primi – inizieremo la commercializzazione su una piattaforma ecommerce appositamente creata, con la quale puntiamo ad aiutare questi piccoli produttori a rimanere sul mercato. L’anno scorso abbiamo avviato una prima fase di test di mercato vendendo circa 2mila pacchi natalizi del valore di circa 50 euro ciascuno, provenienti dalle aree terremotate, da quelle alluvionate e dalla Calabria. Quest’anno contiamo di moltiplicare questo genere di iniziative a beneficio dei borghi stessi”.
Punta di più sulla valorizzazione dei territori finalizzata al benessere dei residenti e delle stesse comunità, l’associazione dei borghi autentici italiani che associa circa 300 tra comuni, enti territoriali come le unioni i comuni, e le pro loco.
“Abbiamo nel nostro sottopancia – afferma Rosanna Mazzia, presidente nazionale dell’associazione nonché sindaco di Roseto Capo Spulico in provincia di Cosenza – una serie di comunità che ce la vogliono fare. La nostra non è una dimensione solo turistica ma più che altro finalizzata alla valorizzazione dei borghi attraverso azioni mirate al mantenimento dell’integrità della comunità che è l’anima del borgo. Il turismo è uno strumento trasversale, la nostra finalità è quella di conservare questi borghi come luoghi vivi in cui si muovono persone con una storia e delle radici”.
L’associazione opera con la creazione di laboratori di animazione sociale attivati su richiesta dei comuni, che permettono di fare emergere competenze. L’obiettivo di questi laboratori è quello di dare degli strumenti per una visione a 360° del territorio e del suo potenziale sviluppo.
L’idea dell’associazione è che i borghi non debbano essere considerati delle alternative alla città o luoghi di villeggiatura ma agglomerati dove si possa consapevolmente scegliere di andare a vivere. “Una scelta consapevole – dice Mazzia – che fa incontrare la comunità con l’ambiente, il territorio e la sostenibilità”.
In questo contesto, lo scorso 29 febbraio, è stato presentato il progetto delle Comunità Ospitali di Calabria, la nuova esperienza di co-progettazione nata dalla collaborazione fra BAI – Borghi Autentici d’Italia e Regione Calabria con la partecipazione di Legacoop e che coinvolge amministrazioni locali, realtà associative, operatori del comparto turistico, soggetti del terzo settore e cittadini.
Il progetto riunisce nove borghi, distribuiti fra le province di Catanzaro, Cosenza e Crotone, che puntano a sviluppare nuovi modelli di accoglienza, attrattività ma soprattutto capacità di trattenere i residenti. Si tratta di Melissa, il “borgo cantina” dove il vino diventa vettore di una comunità autentica, per poi proseguire con Gizzeria, il “borgo di Ligea”, luogo ottimale dove costruire un nuovo progetto di vita, Miglierina, il “borgo della luce”, che si distingue per la valorizzazione dell’ambiente locale, per la creatività e per l’accoglienza diffusa, Serrastretta, il “borgo della sedia” celebre per la valorizzazione della filiera del legno e per la qualità artigianale della sua falegnameria, Casali del Manco, il “borgo sano e plurale”, dove si respira l’aria più pulita d’Europa; Laino Castello, il “borgo tra storia e paesaggio” ricco di tracce delle antiche civiltà e percorsi di cultura, San Lorenzo Bellizzi, il “borgo dell’outdoor” famoso per la sua rete di turismo ospitale e per il suo prosciutto, Canna, il “borgo della musica”, e Roseto Capo Spulico, il “borgo delle (diverse) abilità” in cui l’identità locale viene rielaborata in senso inclusivo.
[Questo articolo è tratto dal numero di maggio-giugno 2024 de La Madia Travelfood. Puoi acquistare una copia digitale nello sfoglia online oppure sottoscrivere un abbonamento per ricevere ogni due mesi la rivista cartacea]