Che a dispetto dell’understatement il Circolino non sia il diminutivo di niente, lo preannuncia innanzitutto il suo spazio. Il gourmet è abituato a ristoranti al crocevia di snodi stradali, ubicati in squallide zone industriali, relegati nei sotterranei oppure issati su terrazze panoramiche, ma difficilmente avrà avuto un accesso altrettanto avventuroso al suo meritato ristoro. Prendendo in prestito le belle parole della semiotica Chiara Buosi (spese a favore del Bulli e di Cala Montjoy), quello da attraversare è lo spazio della prova, volto alla selezione e alla qualificazione del cliente. Detto in parole povere, al Circolino non ci si finisce per caso. Il ristorante può essere aggredito in due modi: la strada è così stretta e impervia che ti ci puoi arrischiare solo se non soffri di vertigini, hai il sangue freddo e soprattutto un fuoristrada (senza pensare alla risalita con l’etilometro in agguato); va più liscia se puoi attraccare in barca direttamente al piccolo molo cui è intitolato il locale, ma evidentemente questa soluzione non è alla portata di tutti. In alternativa potete provare a telefonare e qualcuno accorrerà in vostro soccorso. Il Circolino è un locale esclusivo che vuole portarvi al di fuori dal mondo.
L’eden promesso è un piccolo pezzo di costa nel parco naturale del San Bartolo, stretto da pochi metri di scogliera e profumato di macchia mediterranea. che definire incontaminato non basta. Insomma è lo spazio del premio, che sul tavolo ovviamente finisce sotto forma di piatti di mare. Fra la piccola sala interna e la veranda, per gli happy few ci sono una quarantina di coperti, serviti da una cucina a vista stipata e industriosa come una stiva. Il personale è giovane e rockettaro da entrambi i lati del pass, con il contributo di saggezza delle matrone sfogline, alle prese con paste classiche ma anche piuttosto originali. Stiamo parlando di tortellini (incredibilmente gettonati in questo scenario balneare, in brodo di carne o di pesce a 18 euro), ma anche di stracci di pasta di pesce conditi alle verdure (ugualmente 18 euro), che qui si preferisce addensare con una spolverata di farina piuttosto che ricorrere alle transglutaminasi.
Lo chef è Enrico Marcantognini, non meno schietto e ribelle delle rocce della sua baia. Allievo di Lucio Pompili – con cui ha dovuto battagliare all’alberghiero e al Symposium sulla lunghezza dei capelli, mai sulle scelte di cucina -, è approdato al Circolino nel 2005, partecipando alla sua apertura per la prima volta chef in capo, e ha subito orientato il timone in direzione leggerezza. Pratica una cucina di prodotto semplice e attenta alla tradizione, con l’animo di un purista che diffida delle mode e degli eccessi tecnologici. Il menu è tutto un attimo fuggente: a fianco di un oblò stilizzato in cima c’è il giorno, perché la carta cambia secondo le disponibilità del mercato (la spesa è appannaggio dello chef) e le voglie estemporanee della ciurma.
Nel settore antipasti è difficile sbagliare fra ostriche belon du belon (28 euro per mezza dozzina), degustazioni di pesci crudi in tartare e carpaccio (sempre 28 euro), salumi scelti come un jamon iberico 5 jotas (22 euro) e un lonzino Passamonti con fichi (18 euro). A seguire paste fresche e secche di impronta classica ma alleggerite di soffritti e ingredienti di troppo, fra i 16 e i 24 euro. Nel comparto secondi figurano fritti di giornata (25 euro), grigliate (35 euro) e un’altra decina di prelibatezze ittiche, fra cui i sardoncini spinati alla griglia, serviti con tizzoncini di carbone ardente a scopo termico e olfattivo (16 euro). Classici ma non troppo i dessert, fra cui si segnala l’interpretazione dello chef del Caffè lungo al Varnelli con un astuto utilizzo del cucchiaino aromatizzato (10 euro). (A.M.)
CIRCOLINO DEL MOLO
Strada Paradiso
Casteldimezzo (PU)
Tel. 0721/208118
circolino.delmolo@libero.it
Chiuso lunedì e mercoledì
nei mesi invernali;
in estate è sempre aperto