Il suo desiderio è sempre stato quello di esprimersi unicamente attraverso la sua cucina. Ma a seguito dell’elezione del suo ristorante come il migliore in Argentina e dopo la partecipazione a un noto programma televisivo, lo chef Germán Maritegui è diventato una celebrità nazionale.
Ermán Maritegui è, prima di tutto, un personaggio “low profile”. Riservato persino quando deve dichiarare la sua età (che si aggira sui 40 anni), il migliore chef argentino – secondo la prestigiosa rivista “Restaurante” – ha cominciato a frequentare le cucine all’inizio degli anni ’90, ed è arrivato a dirigere la cucina di Agraz, presso l’hotel Caesar Park della principale città argentina. Fin dai primi momenti, quando era più giovane e le sue esperienze erano ancora limitate, aveva già fatto parlare di sé. Era il periodo in cui la gastronomia argentina stava vivendo un sensazionale momento, tanto che, quasi ogni giorno, si aprivano decine di nuovi locali in tutta Buenos Aires. Già quando aprì l’Olsen (nel 2001), la sua scommessa fu quella di puntare al mix tra cocktail alcolici (il bancone è attualmente quello con l’offerta di vodka più vari e nutrita di tutta l’America Latina) e i sapori nordici, ben lontani dai gusti argentini. Con Casa Cruz (nel 2004), ha osato di più, associando la gastronomia al lusso e dando vita a un ristorante straordinariamente glamour.
La sua creazione più raffinata rimane tuttavia il Tegui, che è anche attualmente la sua casa, e che è il nono miglior ristorante dell’America Latina, nonché numero uno in Argentina secondo la succitata rivista. Tra le caratteristiche principali vi è il fatto che il luogo manchi completamente di una “facciata”, particolare che è diventato molto comune nella capitale argentina, ma che nessuno prima di lui aveva osato fare. In pratica la facciata del ristorante passa completamente inosservata tra quelle delle case vicine, mentre al suo interno regna il completo minimalismo. Questo dettaglio avrebbe avuto all’inizio un obiettivo ben chiaro. Narra la leggenda metropolitana, infatti, che l’apertura del Tegui nascesse con la precisa volontà di mantenere una sorta di anonimato: pare che Maritegui volesse infatti che il ristorante venisse visitato solamente dai suoi amici. Ma le cose sono andate diversamente e, attualmente, bisogna prenotare con largo anticipo se si vuole avere un tavolo. Maritegui è nato a Necochea, una città balneare a circa 500 km da Buenos Aires. Ha intrapreso gli studi di Relazioni Internazionali fino a quando l’incontro con la pasticciera Beatriz Chomnalez e con il celebre cuoco argentino Francis Mallmann non ha dato una sterzata ai suoi interessi, dirigendolo verso un universo fatto di pentole, tegami e padelle. La sua specialità? E’ difficile determinarla: le sue proposte variano a seconda della stagione, dei prodotti naturali a disposizione, alle recenti ricerche che egli commissiona alla sua equipe, alle nuove tecniche apprese, ecc. E’ capace infatti di prendere un solo ingrediente e dar vita a una innumerevole quantità di piatti. Eppure lamenta della carne argentina: secondo lui è così buona che copre tutto ciò con cui la si abbina. Da qui infatti nascono i tentativi di inserire il pesce, i frutti di mare, le verdure nelle sue proposte gastronomiche, anche se la carne finisce per essere sempre la protagonista. In questo periodo Maritegui ha un progetto in mente: scommettere con maggior vigore sull’identità gastronomica argentina, quasi fosse un conto in sospeso nell’iter della sua brillante carriera.
Un’altra nota di novità portata dalla cucina del Tegui è il fatto che la cucina rimane sempre aperta per ricevere invitati. Da lì sono passati grandi chef latinoamericani oltre che responsabili di cucine di locali più piccoli dell’Argentina, in una sorta di progetto di “scambio culturale”: prima Germán si reca in un paese a cucinare e poi il cuoco del locale visitato fa lo stesso nel ristorante Tegui. Attraverso queste collaborazioni Germán si nutre di tecniche, ingredienti e stili, per far crescere la sua proposta gastronomica.
Maritegui è cresciuto con un preconcetto di tipo professionale: ha infatti sempre pensato che i bravi chef diventassero “antipatici” una volta diventati famosi. Per questo non concedeva interviste malgrado le continue richieste dei giornalisti, che volevano svelare chi fosse la mente dietro al successo Tegui. Un giorno, però, qualcosa è scattato dentro di lui. Afferma infatti: “Mi sono reso conto che un cuoco, più è conosciuto, e più ha la possibilità di far giungere il suo messaggio”. Ha così dato una svolta di 180 gradi al suo pensiero diventando una stella a livello nazionale, a partire dal suo ruolo di giudice “malvagio” in MasterChef.
Suole dichiarare al proposito di aver preso questa decisione come fosse una specie di sfida personale: era stanco di aver paura delle telecamere e voleva sentirsi a suo agio in uno studio televisivo e, come già abbiamo detto, ampliare lo spettro dei destinatari della sua gastronomia.
A MasterChef condivide il tavolo dei giudici con altri due noti personaggi della cucina quali Donato De Santis, un italiano che da anni vive in Argentina ed è famoso per essere stato lo chef personale di Gianni Versace più di una decina di anni fa, e Christophe Krywonis, un francese che ha saputo far degustare i suoi piatti, per esempio, a Madonna, Robert De Niro o Prince. Sono ormai lontani i tempi in cui detestava essere riconosciuto, tanto che oggi si ferma spesso con i passanti per farsi fotografare con loro. Vive convinto del fatto che il cibo sia un mezzo di comunicazione, che attraversa tutti gli ambienti, sia geografici che di classe sociale.
Una volta, in una intervista, ha dichiarato che se esistesse qualcosa che potesse unire le varie fazioni nemiche in Medio Oriente, questo sarebbe di sicuro un buon piatto di humus, una prelibatezza apprezzata da tutti. Così come è implacabile con i partecipanti di MasterChef, che tremano in attesa dei suoi commenti taglienti, allo stesso modo è incredibilmente esigente con se stesso: gli standard di qualità del Tegui, per quanto riguarda l’igiene, la relazione con i fornitori o qualsiasi altro aspetto che si voglia prendere in considerazione, sono tra i più alti al mondo.
Germán Maritegui è un genio che mantiene la sua essenza “low profile” e che ha provato a parlare al mondo attraverso i suoi piatti. L’originalità della sua proposta, la precisione nell’uso di ingredienti e l’innovazione applicata a ogni nuova ricetta hanno fatto sì che la sua cucina travalichi ogni barriera comunicativa finora conosciuta.
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