Approdare al San Giacomo di Urbino non è per niente facile. Come il ristorante, la località si chiama San Giacomo in Foglia, dal nome di un’abbazia, ed è ben lontana dalla città dei Torricini, nonostante la topografia voglia convincerci del contrario. Scenario campagnolo, una collana di case su una strada di passaggio, gente di paese che va e viene, a un certo punto c’è da svoltare e non c’è navigatore satellitare che tenga.
Il panorama attorno al ristorante è altrettanto bucolico della strada per raggiungerlo: circondato su ogni lato da laghetti artificiali, il ristorante sembra un massiccio isolotto fra i canali. Un tempo questo era un tempio della pesca sportiva, effettuata a bordo di barchette a nolo, prima di sostentarsi con una birra e una piadina.
La svolta è arrivata nel 2001 con l’ingresso ai fornelli di Massimo Emiliozzi, oggi patron, un curriculum di tutto rispetto nel cassetto. La sua toque è transitata per i ristoranti di Mauro Uliassi e Vincenzo Cammerucci, al fianco dei quali si è fermato lungamente e che considera maestri elettivi. Dietro ai suoi evanescenti crudi di tonno ai frutti di cappero e olio di prezzemolo (13 euro) e alla sua filigrana delle fritture dell’Adriatico con verdure in tempura (19 euro) ci sono poi gli insegnamenti del signor Kiyomi Mikuni, maestro di fusion franco-nipponica, presso il quale ha approfondito lo studio della cucina e della cultura giapponese a Tokyo. Fino alla fondazione del Saraghino di Numana, cui ha partecipato in tandem con Roberto Fiorini prima di intraprendere l’avventura in solitario.
Massimo non nutre pregiudizi verso le tecniche avanzate, quando sono innestate su solide basi classiche, come dimostrano i bottoni di seppia al verde di piselli ed aria di pomodoro, proprio quella con la lecitina di Ferran Adrià (15 euro). In carta anche il brodetto di pesci e molluschi con crostini di pane nero (20 euro), numerose proposte, in stagione, con il tartufo bianco o nero e una carta dei dolci che conta 8 proposte, dai 5 ai 7 euro. Chi opta per il menù degustazione spenderà 38 o 42 euro per 4 portate di carne o di pesce; chi preferisce la grandeur (il Grande Menù) 46 o 52 euro, con due antipasti in più, sempre di terra o di mare. Per i vegetariani la proposta quadripartita costa 32 euro; per i bimbi il tris di primo, secondo e gelato 24 oppure 20 euro.
La sala è pittoresca. Si tratta di un unico, vasto ambiente intenzionalmente rustico con pavimenti in ciottoli e parquet, inframezzato da robusti tronchi di quercia a mo’ di colonne fra le volte. È il teatro di un servizio classico e un po’ inamidato, diretto fino a qualche tempo fa dalla moglie di Massimo, Lucia, attualmente assente a causa della seconda maternità. È sua anche la carta dei vini, circa 400 etichette che per il 30% si fermano in regione, spaziando per le diverse fasce di prezzo. Oltre alla ristorazione classica, è cospicua l’attività di banchettistica. Una fonte di guadagno sempre più rilevante per le strutture di medie e grandi dimensioni, quasi una scelta obbligata per fare quadrare il bilancio, che però insinua qualche pericolo di abbassamento della qualità e della tensione creativa. (A.M.)
San Giacomo di Urbino
Via San Giacomo in Foglia, 15
Urbino
Tel. 0722/580646
info@sangiacomodiurbino.com
chiuso il lunedì