Bistronomic che scommette sulla fusione tra cucina creativa e arte della preparazione della pizza
Ha di recente inaugurato presso il nuovo lifestyle shopping centre “Le Piazze” di Castel Maggiore il ristorante e pizzeria Berberè: 60 coperti, arredamento all’insegna dell’arte e del design contemporanei, una filosofia che coniuga stagionalità, rispetto delle materie prime, approccio slow al cibo e alla pizza e il connubio, secondo l’orientamento della bistronomia, tra cibi “umili”, ricette innovative, altissima qualità e prezzi accessibili.
La proposta di Berberè nasce dall’incontro tra la giovane creatività dello chef Matteo Aloe, ideatore delle sperimentazioni in cucina e responsabile della parte “food”, e l’esperienza di Beniamino Bilali, che rappresenta, nonostante i suoi 25 anni, uno dei più grandi maestri pizzaioli d’Italia. Di origine albanese, Beniamino ha iniziato giovanissimo a lavorare in Italia come pizzaiolo, ottenendo numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali, tra cui il premio “Migliore Pizzeria” del Touring Club Italiano al Ristorante O’Malomm di San Patrignano, con cui ha lavorato per tre anni, la segnalazione del Gambero Rosso per il rapporto qualità/prezzo e il premio Golosaria 2010. Matteo, invece, è nato in Calabria e a Bologna si è laureato in Economia e Marketing.
A 10 anni utilizzava la sua paghetta per collezionare le ricette di Gualtiero Marchesi. Crescendo, la sua passione per la cucina si è trasformata in lavoro, prima in alcuni ristoranti bio e poi con il progetto Berberè. Il suo obiettivo è quello di portare in tavola il sapore autentico di ogni singolo ingrediente. Lavorando fianco a fianco, con forno a legna e cucina che coabitano nello stesso ambiente, le due anime di Berberè hanno unito passione e professionalità per dare corpo a un progetto semplice e coraggioso: la slow pizza, ossia un modo diverso di intendere e di fare la pizza in controtendenza con l’accelerazione e la massificazione ormai dominanti nel settore gastronomico. Con l’intento più ampio di democratizzare e rendere accessibile, anche economicamente, una cultura alimentare diversa, educando alla biodiversità.