Prodotti con oli di origine diversa da quella dell’oliva, o addirittura con oli di scarto: gli oli contraffatti non sono solo una truffa commerciale, ma possono contenere sostanze dannose per la salute. Se è vero che la sensibilità degli Italiani in ambito alimentare è cresciuta, trasformandoci in consumatori sempre più avveduti, attenti ed esigenti, che privilegiano alimenti sani e qualitativamente migliori, è altresì vero che da questo processo è spesso escluso uno dei principali e più importanti prodotti d’eccellenza del nostro territorio, elemento cardine della dieta mediterranea, che unisce qualità del cibo, benessere psico-fisico, sostenibilità ambientale e cultura delle tradizioni: l’Olio Extra Vergine d’Oliva.
La differenza fra un olio buono e uno di bassa qualità è netta e immediata, ma la carenza di cultura e conoscenza dell’olio troppo spesso impedisce al consumatore di distinguere un olio buono da uno di qualità mediocre, di valutarne il reale rapporto prezzo e qualità, di riconoscere i profumi, gli aromi e le piacevoli caratteristiche di amaro e piccante.
Queste carenze hanno creato il terreno perfetto per produttori e commercianti fraudolenti; come certificato da Europol (L’agenzia dell’Unione europea finalizzata alla lotta al crimine nel territorio degli Stati membri), la vendita di olio d’oliva contraffatto è purtroppo diventata una pratica comune, in continua e preoccupante ascesa, che rischia di mettere a rischio la salute dei consumatori.
I controlli ottemperati dalla forze dell’ordine preposte, d’intesa con il Ministero della Salute, nel solo 2023 (1.250 ispezioni con 256 accertamenti di situazioni di irregolarità e sequestro di oltre 46 mila litri di olio) a difesa del consumatore e dell’intero settore produttivo dell’Olio d’Oliva, presso frantoi nonché aziende ed esercizi produttivi e commerciali, hanno accertato l’immissione e la presenza sul mercato di ingenti quantitativi di Oli Extra Vergine d’Oliva frequentemente preparati con oli di semi dalla provenienza sconosciuta, mescolati con beta-carotene e clorofilla per modificarne sapore e colore; carente pulizia e manutenzione degli impianti e delle aree di lavorazione; omessa applicazione delle procedure di tracciabilità e di registrazione dell’olio prodotto, in alcuni casi associati con lo stato di abusività dei frantoi.
Ad aggravare una situazione già inaccettabile, la determinazione che per i truffatori sia diventato molto più facile vendere i loro prodotti contraffatti, grazie anche alla complicità di alcuni ristoranti scorretti. Ne è precisa testimonianza la maxi inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Giovanni Conzo della Procura di Roma per i reati di contraffazione di sostanze alimentari e ricettazione, che ha coinvolto non sono solo i laboratori clandestini produttori di Olio Extra Vergine di Oliva contraffatto, ma anche i titolari di 50 locali, (per gli investigatori si tratta di un fenomeno molto più esteso) secondo quanto emerge hanno comprato questa merce consapevoli che si trattasse di un falso, a un prezzo molto basso rispetto a quello dell’olio extra vergine di oliva (tre euro al litro contro una media di nove).
Il coinvolgimento della ristorazione, nel fenomeno della truffa dell’olio contraffatto, è deplorevole, imperdonabile, e una grande delusione. È proprio il ristorante, più che i libri, i giornali, o le trasmissioni televisive, il luogo di cultura e di formazione diretta e indiretta, il canale privilegiato che, coniugando sapori e qualità delle materie prime utilizzate, dovrebbe diffondere il consumo e la valorizzazione dell’Olio Extra Vergine d’Oliva ed essere l’esempio positivo, per il consumatore, a cui fare riferimento.
L’Olio Extra Vergine di Oliva non è un elemento decorativo, addizionale o supplementare di una preparazione gastronomica, ma, in quanto alimento, è un vero e proprio protagonista, dunque la domanda è: “Come consumatori potremmo mai accettare che un ristorante ci serva, nel nome del ricavo, del pesce avariato, della carne gusta o delle verdure deteriorate?”. La risposta è palese, e allora perché continuare ad accettare che si lucri e si comprometta la salute dei consumatori, con l’utilizzo di oli contraffatti?
Nel rinnovare il plauso a tutte le forze dell’ordine impegnate a perseguire ed accertare le violazioni sui prodotti alimentari adulterati, fuori parametro o riciclati con tecniche di sofisticazione, congiuntamente auspichiamo che il Ministero della Salute e tutte le istituzioni e gli organi competenti, sviluppino iniziative mirate a beneficio di piccoli e grandi consumatori, orientate alla conoscenza di quel patrimonio non solo gastronomico, ma anche identitario, sinonimo di tradizione, civiltà e sacralità: l’Olio Extra Vergine d’Oliva.
Tra gli interventi di interesse:
NAS Cremona – All’esito degli accertamenti analitici effettuati su un campione di olio prelevato in un frantoio della provincia di Mantova, è stato deferito in stato di libertà il titolare responsabile di aver commercializzato “olio lampante di oliva”, etichettandolo quale “olio extra vergine di oliva”. Sottoposti a sequestro 230 litri di olio non conforme del valore di euro 1600.
NAS Parma – Deferiti in stato di libertà, per i reati di frode e falso, i legali responsabili di un oleificio e di una ditta, entrambi ubicati nella provincia di Parma, per avere: il primo venduto una cisterna contenente kg. 920 di olio dichiarato extra vergine di oliva, fornendo all’acquirente una certificazione di analisi chimica risultata falsa (a seguito dagli esiti di laboratorio); il secondo tentato di esportare la cisterna in Albania, presso un proprio stabilimento, al fine di utilizzare l’olio, dichiarato extra vergine di oliva, per la produzione alimentare di “conserve sottolio ittiche”.
NAS Viterbo – Il titolare di un frantoio della provincia di Viterbo è stato sanzionato per detenzione di kg.7.525 di olive prive di qualsiasi informazione sulla loro provenienza e rintracciabilità, sottoposte a sequestro. Presso un altro frantoio del viterbese, il Nas ha sequestrato 1.500 kg. di olio di oliva privo di tracciabilità, rinvenuti nel corso dell’attività ispettiva.
NAS Catania – Nel corso dell’ispezione eseguita presso un frantoio oleario di Messina, sono stati sequestrati 800 litri di prodotti oleari, stoccati in contenitori anonimi, privi di indicazioni relative alla tracciabilità e all’origine.
NAS Ragusa – Chiuso uno stabilimento di imbottigliamento olii, attivato in assenza di autorizzazione ed in pessime condizioni igienico sanitarie, presso un’azienda agricola della provincia di Ragusa. Nel corso del controllo svolto si procedeva altresì al sequestro di 1.825 litri di olio extra vergine di oliva destinato alla commercializzazione senza che fosse stata attuata correttamente la tracciabilità. Il valore della struttura chiusa e delle attrezzature ammonta ad euro 200.000, quello del prodotto oleario è pari ad euro 18.000.
NAS Napoli – Sequestrati 60 litri di olio extra vergine di oliva privo di documentazione idonea a garantirne la tracciabilità alimentare, e rinvenuto nel corso di un controllo eseguito presso un frantoio/oleificio della provincia di Napoli. Emesse prescrizioni nei confronti del titolare della struttura per carenze igienicosanitarie e strutturali rilevate e contestate sanzioni per complessivi euro 2.500.
Un’ulteriore attività ispettiva eseguita presso uno stabilimento di imbottigliamento e confezionamento di olio alimentare, ha portato all’immediata chiusura dell’attività risultata priva dei requisiti igienico sanitari e strutturali, esercitata in ambienti insudiciati e con attrezzature arrugginite.
Il valore della struttura sottoposta a vincolo è stimata in 2 milioni di euro.
[Questo articolo è tratto dal numero di maggio-giugno 2024 de La Madia Travelfood. Puoi acquistare una copia digitale nello sfoglia online oppure sottoscrivere un abbonamento per ricevere ogni due mesi la rivista cartacea]