Almeno a Natale, pensiamoci! E pensiamoci di più ora che il sistema consumistico, attaccato da una crisi epocale, dimostra tutta la propria vulnerabilità.
Sapevate che in Italia ogni anno va al macero una quantità di prodotti alimentari, ancora consumabili, che potrebbe soddisfare il fabbisogno di tre quarti della nostra popolazione, oppure di quella di un intero Paese dalle dimensioni della Spagna? Solo qui da noi viene gettato via un patrimonio dal valore di 37 miliardi di euro, il 3% del nostro PIL. Pensate ai numeri mondiali… Inutile dire quale immenso beneficio apporterebbe la redistribuzione di questi beni di primissima necessità tra chi na ha bisogno. Ma il vero problema sta a monte: com’è possibile che si crei uno spreco di queste immani proporzioni? Le cause vanno ricercate lungo tutta la filiera. Nel caso della produzione agroalimentare si comincia dal campo (nel 2009 il 3,25% della produzione agricola in Italia è rimasta sul terreno), si passa al confezionamento e si finisce con il consumo. Certo, dietro ci sono stringenti leggi di mercato, la domanda e l’offerta, ma quando il mercato entra in conflitto con le persone, bisogna difendere il mercato o le persone? Per quanto si possa essere devoti al sistema economico attuale, e restii a mutarlo, non si può non considerare un crimine la distruzione di cibo. Ma ovviamente non è solo colpa “del sistema”. Sarebbe troppo facile e sbrigativo. La colpa è anche nostra. Gli sprechi delle famiglie sono abissali. Anche chi è in condizioni disagiate alla fine spreca, per ignoranza e cattiva gestione del quotidiano. Come si può intuire, tutto questo, oltre che un costo economico, ne ha anche uno ecologico, su cui non ci dilungheremo, ma che potete ben immaginare (pensate solo al quanto mai attuale problema dello smaltimento dei rifiuti).
Una piccola responsabilità ce l’ha pure il mondo della ristorazione, anche se possiamo giustificare una certa quota di sprechi con l’obbligo di fornire alla clientela una carta menù con diverse proposte e alimenti sempre freschissimi, di qualità eccellente. Un esempio comprensibile a tutti è quello riguardante le date di scadenza: se a casa posso (anzi devo) utilizzare lo yogurt appena scaduto, nel mio ristorante una cosa del genere non me la posso permettere. Questo però non esenta gli esercizi dal fare la loro parte nella lotta agli sprechi. Una miglior razionalizzazione, da questo punto di vista, è benefica per la vita stessa del locale e per garantire all’utente il miglior rapporto qualità/prezzo.
Per convincervi circa la necessità di darci tutti una regolata, andatevi a vedere su internet i risultati emersi dai convegni delle “Giornate Europee contro lo Spreco” e compratevi il “Libro Nero dello spreco alimentare in Italia”, un primo rapporto sugli sprechi lungo tutta la catena agroalimentare, dal campo alla tavola.