Dimostrare che si può essere eleganti, nel mondo della ristorazione, senza ricorrere a frac o livree forse un po’ demodè, ma mantenendo equilibrio tra forma e sostanza. Anzi, strizzando l’occhio alla sostenibilità ambientale – come testimoniano le t-shirt realizzate con materiale organico – e al divertimento, come nel caso della “salopette smoking”. È con questo spirito che nell’ambito di Pitti Taste 2022 – il salone fiorentino del gusto – ha fatto il suo debutto “Food Couture“, la prima sfilata di moda italiana dedicata al servizio di sala e cucina.
L’appuntamento si è tenuto al cocktail bar “Dome”, a pianta circolare, che per l’occasione si è trasformato in una passerella dove hanno sfilato 24 capi tratti dalla collezione realizzata da La Casa della Divisa per il cameriere-influencer Gabriele Bianchi, recentemente inserito da Forbes tra i 5 nomi under 30 più influenti in Italia nel settore del food.
A calcare la scena sono stati i veri addetti ai lavori, dodici camerieri (sei uomini e sei donne) ognuno dei quali ha indossato due capi. Davanti a un parterre de roi formato da giornalisti, trend setter, blogger, direttori d’hotel, F&B manager e ristoratori è andata in scena la collezione firmata da Gabriele Bianchi, un passato nelle sale di alcuni dei più importanti ristoranti italiani e oggi consulente per la formazione della sala.È per lui che l’azienda marchigiana La Casa della Divisa ha realizzato gli abiti, pensati per offrire un modello di abbigliamento a cavallo tra le esigenze degli abiti da servizio – quindi eleganza, praticità, ecc… – e quelle di un mood informale. Ad accompagnare Gabriele Bianchi sul palco, al termine della passerella, è salito infatti Marco Esposto, titolare dell’azienda di Senigallia nota per aver creato e reso disponibile una piattaforma digitale in cui “costruirsi” la divisa professionale, di sala o di cucina, che viene realizzata e recapitata in tutta Italia nel giro di 24 ore. Partner della sfilata sono stati invece i vini dell’azienda di San Donato in Poggio Casa Emma distribuita da Andrea Aringhieri, e quelli dell’azienda agricola Elisabetta di Cecina, insieme al caffè di Ditta Artigianale e al gin Peter in Florence.
Se l’obiettivo della sfilata è stato quello di trasportare nel mondo del vestiario un nuovo modo di servire a tavola, ecco che questa filosofia si traduce in una novità assoluta come la salopette e il pantalone con tessuto bandana: la prima è stata presentata inizialmente come un capo “divertente”, ma ha preso invece una connotazione diversa quando Gabriele Bianchi l’ha indossata nella sua versione elegante. La salopette con cui il cameriere-influencer è uscito a fine sfilata è infatti è una sorta di “salopette smoking” con finiture in raso abbinata da una tipica giacca smoking. Tra i vari abiti realizzati dalla Casa della Divisa viene presentato anche un tailleur bianco con rifiniture in raso che per l’occasione viene presentato con una mantella in tulle per dare un tocco in più di spettacolo dando l’impressione che sia una sposa a servirti al tavolo. Anche il tubino nero si trasforma, nell’evoluzione della figura del cameriere: ad accogliere i clienti alla reception del ristorante arriva una “divina vampira”, con un abito dal mood rinnovato da tante striscioline di chiffon effetto plissé. Ritorna il denim rivisto e corretto, così come i teschi nelle tonalità di Andy Warhol. Inoltre, il mimetico diventa più femminile, con un tocco di rosa.
Leitmotiv della collezione è l’idea che nulla è ciò che sembra: i top sono in realtà realizzati da bandane così come alcuni dettagli dei tubini. E ancora: la cravatta – per lui e per lei – è anche una cintura, mentre le pochette sono in realtà dei grembiuli. Dal canto suo, la sartorialità non viene messa in un angolo, tutt’altro: la ritroviamo nelle giacche da smoking sia femminili – che per l’occasione si trasformano in un capo sexy – sia maschili, impreziosite da bottoni dorati che ritroviamo anche come dettaglio nei cappelli. A completare il tutto, una linea di oggettistica (complementi d’arredo, ecc…) che richiama gli abiti da sala.
“Sono orgoglioso di presentare a Firenze la prima sfilata di abiti da sala e da cucina – spiega Gabriele Bianchi – perché sono convinto che l’abito giusto sia un elemento imprescindibile non solo per chef, maître e camerieri, ma anche per pasticceri, gelatieri e per tutte quelle figure professionali che pur dovendo indossare una divisa non vogliono rinunciare a una certa idea di eleganza. Inoltre è un tema che rientra appieno nel mio manifesto di ‘rivoluzione sala’, un progetto che già porto negli istituti alberghieri di tutta Italia e con cui voglio proporre un modello di sala alternativo a quello che spesso si insegna ai ragazzi che si avvicinano a questi mondi. Cambia lo stile di cucina, non vedo perché non debba cambiare anche lo stile di servizio. E lo stile – conclude Bianchi – passa anche dall’abbigliamento con cui ci si presenta al tavolo“.