Sulle nostre tavole arrivano in continuazione nuovi tipi di prodotti alimentari, i cosiddetti novel food. I fattori scatenanti di tale fenomeno risiedono nell’aumento della globalizzazione, nella ricchezza di popolazioni diverse e nella ricerca di fonti nuove di sostanze nutrienti.
Il concetto di novel food o nuovi alimenti non è nuovo. Nel corso della storia nuovi tipi di alimenti, ingredienti alimentari o modalità di produzione alimentare hanno fatto il loro ingresso in Europa da tutti gli angoli del globo. Banane, pomodori, pasta, frutti tropicali, mais, riso, un’ampia varietà di spezie sono tutti arrivati in Europa in origine come nuovi prodotti. Tra gli ultimi arrivati ci sono i semi di chia, gli alimenti a base di alghe, il frutto del baobab e la physalis (o alchechengi peruviano o ribes del Capo).
Ai sensi della normativa comunitaria qualsiasi cibo che non sia stato consumato “in modo rilevante” prima del maggio 1997 è da considerarsi nuovo alimento. La definizione dei novel food comprende alimenti provenienti da nuove fonti, nuove sostanze utilizzate nei prodotti alimentari nonché nuove modalità e tecnologie per la produzione di alimenti. Tra gli esempi: gli oli ricchi di acidi grassi omega-3 derivati dal krill come nuova fonte alimentare, gli insetti commestibili, gli steroli vegetali come nuove sostanze o le nanotecnologie come nuove modalità di produzione alimentare. Gli alimenti tradizionali sono un sottoinsieme dei nuovi alimenti e il termine si riferisce al cibo consumato come parte di una tradizione ovunque al di fuori dell’Europa.
Tra i novel food che hanno richiamato maggiormente l’attenzione mediatica si possono citare gli insetti che come noto, sono da tempo consumati nei paesi orientali per ragioni culturali ma anche per ragioni di food security, ossia per la necessità di garantire un congruo approvvigionamento di risorse alimentari per tutti. In Italia nel 2019 è stato inaugurato il primo ristorante di insetti. La tendenza sta prendendo sempre più piede e non è difficile trovare nel menù di questi ristoranti piatti come le orecchiette alle cime di rapa e grilli affumicati; ravioli ripieni di tarme; melanzane con pomodorini, caprino e locusta marinata. Se da un lato si riscontra una forte opposizione da parte delle categorie di produttori di alimenti tradizionali, dall’altro, che piaccia o no il consumo di insetti anche nel nostro Paese è già realtà ed è soggetto ad una specifica regolamentazione.
L’Unione europea mette a disposizione pubblicamente il catalogo contenente tutti i novel food approvati a livello comunitario ed il Regolamento (UE) 2015/2283 è la norma che disciplina la materia.
Un novel food entrato “di recente” nel panorama alimentare è rappresentato dai semi di chia, (Salvia hispanica). La prima richiesta di valutazione del rischio per questo nuovo alimento risale al 2009, quando l’EFSA pubblicò la sua “Opinion on the safety of ‘Chia seeds (Salvia hispanica L.) and ground whole Chia seeds’ as a food ingredient”. Il documento prendeva in esame le possibili conseguenze derivanti dall’utilizzo dei semi di chia quale ingrediente alimentare nei prodotti da forno.
La commissione approvò questo novel food attraverso la Decisione della Commissione 2009/827/CE, del 13 ottobre 2009, che autorizzava l’immissione sul mercato dei semi di chia in qualità di nuovo ingrediente alimentare. Tale decisione consentiva l’utilizzo dei semi nel pane con un tenore massimo pari al 5%.
Nel 2017, la Decisione di esecuzione (UE) 2017/2354 consentì l’utilizzo dei semi di chia negli yogurt con un tenore massimo di 1,3 g di semi interi/100 g di yogurt o 4,3 g di semi interi/330 g di yogurt (porzione). Il regolamento autorizzava l’impiego dei semi di chia nelle seguenti categorie alimentari: pane, prodotti di panetteria,
cereali da prima colazione, frutta, noci e miscele di semi, succhi di frutta e bevande miscelate a base di frutta/verdura, semi di chia preconfezionati, prodotti da spalmare a base di frutta, yogurt, piatti pronti sterilizzati a base di cereali, pseudocereali e/o legumi secchi. Negli anni, sono state richieste ulteriori estensioni dell’autorizzazione, come, per esempio, l’utilizzo nel cioccolato fino a un quantitativo pari al 3%.
Il 3 febbraio 2020 è entrato in applicazione il Regolamento di esecuzione (UE) 2020/24, che ha ampliato ulteriormente l’impiego dei semi di chia nei prodotti alimentari.
L’autorizzazione per i novel food è un metodo in continuo sviluppo per garantire la sicurezza alimentare ed evitare l’immissione in commercio di alimenti non adatti al consumo.
I semi di chia possono essere utilizzati rispettando le condizioni definite dal Regolamento. Non è semplice valutare tutte le variabili che potrebbero influire sulla sicurezza alimentare. Basti pensare che uno studio svolto proprio su panificati, ai quali era stata sostituita una quantità di farina 00 con farina di semi di chia, ha mostrato che questa diversa composizione dell’impasto potrebbe causare lo sviluppo di acrilammide in misura superiore all’impasto tradizionale, sostanza che è stata messa in relazione con l’insorgere di patologie cancerogene.
L’alimentazione è una scienza in costante evoluzione e prima di utilizzare un nuovo alimento è sempre buona norma istruirsi ricercandone la sua effettiva presenza nel catalogo dei novel food e, poi, sulle modalità di suo impiego.