Un gruppo di top chef spagnoli è stato convocato dal Museo Nazionale Thyssen-Bornemisza per disegnare nei propri piatti le opere d’arte che più li ispiravano all’interno delle gallerie. Il tutto è stato racchiuso in un libro unico nel suo genere: El Thyssen en el plato.
Il Museo Nazionale Thyssen-Bornemisza ha sempre dimostrato un certo interesse per il mondo della cucina. Offre già da tempo al visitatore un percorso gastronomico attraverso alcune opere della collezione permanente, inoltre lo shop del museo ha sviluppato la linea “Delicathyssen”, nella quale si trovano prodotti locali di eccellente qualità (olio, cioccolato, vino, conserve…).
Da qui è partita l’idea di realizzare una pubblicazione a tema gastronomico: uno straordinario ricettario rappresentato da 25 piatti ideati da altrettanti straordinari chef spagnoli di fama internazionale: un dialogo tra arte e gastronomia, un viaggio sensoriale attraverso il gusto.
Gli chef selezionati hanno percorso le sale del Thyssen in cerca di ispirazione all’interno di un dipinto del museo. Non si è cercato di trasferire letteralmente l’opera nel piatto, ma di trarne un’ispirazione che potesse farne trasparire il tema, la consistenza dei materiali, i colori…
Diego Guerrero, ad esempio si è ispirato al quadro di Mijail Larionov, Il panettiere; Sacha Hormaechea ha trovato ispirazione nel potente Jackson Pollock, Marrone e argento; Ángel León ha optato per Paul Klee, Omega 5 (Traps); Carme Ruscalleda si è commossa davanti a László Moholy-Nagy, Segmenti di un cerchio, e Paco Torreblanca ha riservato per sé un Wassily Kandinsky, Tensione delicata n. 85.
Guillermo Solana, direttore artistico del Museo Nacional Thyssen-Bornemisza, spiega che tra le deliziose satire di Borges e Bioy Casares in “Cronache di de Bustos Domecq”, ce n’è una (“Un’arte astratta”) che sostiene di essere una storia della cucina d’avanguardia nel XX secolo. Una storia apocrifa e ironica, ovviamente. Alla ricerca di una gastronomia essenzialmente culinaria, finalmente emancipata dall’aspetto visivo e dei “piatti ben presentati”, il pionere Pierre Moulonguet riduce tutti gli alimenti a un “grigiastro ammasso mucillaginoso”.
Un altro avanguardista, Darracq, fa un passo ancor più radicale: nel suo ristorante serve i piatti di sempre con i colori naturali degli alimenti ma, all’ultimo momento, con un gesto duchampiano, spegne la luce.
I cuochi che hanno partecipato alla realizzazione di questo libro non fanno certo parte della scuola purista di Moulonguet e Darracq e ci offrono invece una fantastica scenografia della cucina come arte visiva, attraverso una meravigliosa varietà di forme per portare il Thyssen a tavola. Alcuni di loro creano persino delle copie molto fedeli del quadro direttamente nel piatto.