Nel pantheon dei prodotti tipici della Romagna un posto di rilievo ce l’ha il cappelletto. Nobilitato dal padre della cucina italiana, Pellegrino Artusi, che l’ha inserito nel suo celebre Manuale (ricetta numero 7, Cappelletti all’uso di Romagna) e sposato da tutte le tavole della tradizione romagnola in particolare nel periodo natalizio, il cappelletto oggi ha anche la sua Accademia, in difesa della tradizione e a diffida dalle facili imitazioni. È l’Accademia de Caplèt, cuore cesenate, visione sull’intera “Romagna solatia dolce paese”, nata dell’intuizione della giornalista Elsa Mazzolini, direttrice della Madia Travelfood, la più antica rivista specializzata per la ristorazione di qualità. Insieme a lei, un altro appassionato wine&food, Alessandro Rossi, ideatore del riconoscimento “Dire Fare Sognare”, attivissimo sul territorio nella valorizzazione delle eccellenze enogastronomiche della nostra regione. Con loro, un nutrito gruppo di cuochi e cultori dei fornelli, dagli stellati alle trattorie, in rappresentanza di tutta la Romagna.
“Ci è sembrato assolutamente anomalo che, in tempi di valorizzazione del nostro patrimonio culinario, nessuno si fosse mai posto il problema della salvaguardia di una tradizione così importante come quella del cappelletto. – sostengono all’unisono Mazzolini e Rossi – A noi romagnoli sembra addirittura ingiusto che il tortellino sia più famoso del cappelletto, in Italia. Saremo di parte – continuano i due fondatori del sodalizio – ma vogliamo mettere la sontuosità del ripieno dei cappelletti con la minuscola farcitura dei tortellini? A noi sembra proprio che si scontrino la generosità sanguigna dei romagnoli con l’altezzosità storica dei bolognesi!”
Ma non finisce qui. L’accademia de Caplèt si farà anche portavoce per la tutela di altri piatti storici della tradizione come gli eleganti passatelli, le succulente lasagne e i classici strozzapreti.
Fare un’Accademia può sembrare anche facile, almeno sulla carta. Più complicato è dargli un’anima. L’Accademia de Caplèt, il suo esordio pubblico non lo farà dunque con l’acquasanta, bensì in un derby di fuoco, per intensità e interesse al pari dei campanilismi del calcio. Domenica 24 gennaio nel centralissimo Palazzo Re Enzo a Bologna, i Caplèt sfideranno i Tourtlen in una sfida a colpi di matterello, compenso, sfoglia e prodotto finale con relativa degustazione.
Quattro gli alfieri della Romagna in difesa del cappelletto: Riccardo Agostini de Il Piastrino di Pennabilli, Alberto Faccani del Ristorante Magnolia di Cesenatico, Ombretta Farneti dell’Agriturismo Molino d’Ortano di Mercato Saraceno, le Mariette Artusiane di Forlimpopoli.
Contro di loro si schiereranno i bolognesi Dario Picchiotti dell’Antica Trattoria di Sacerno, Claudio Sordi del ristorante I Carracci, Vincenzo Vottero Dell’Antica Trattoria del Reno e Francesco Carboni dell’Acqua Pazza.
La sfida prevede la realizzazione di due cappelletti della tradizione, due creativi e 4 preparazioni di tortellini in 8 degustazioni con voto finale assegnato da una giuria di esperti insieme a una giuria popolare (circa 200 persone).
Si può prenotare la cena, con diritto di voto – con i dolci finali firmati dal campione del mondo di pasticceria Gino Fabbri, recente Premio Galvanina nella sezione alla Cucina – scrivendo a info.tourtlen@gmail.com, oppure telefono 347-4020622.
Insomma, un derby in piena regola lungo quella Via Emilia che ha fatto della pasta ripiena il suo fil rouge. E al di là del risultato di domenica, nella primavera prossima ci sarà il ritorno, questa volta con la Romagna a giocare in casa e ospitare l’evento.
Due cose da sapere su Cappelletti e Tortellini
I cappelletti e i tortellini nascono come pasta in brodo, tuttavia tante sono le differenze fra questi due piatti, rispettivamente della tradizione romagnola ed emiliana. In primis la forma: i tortellini sono molto piccoli tant’è vero che vengono chiusi con un veloce movimento del mignolo, mentre i cappelletti sono più grandi perchè, come suggerisce la tradizione “devono riempire la bocca”.
La differenza è anche nel ripieno: quello romagnolo dei cappelletti, chiamato compenso, è un mix di formaggi e una piccola parte di carne cotta (generalmente maiale, pollo e vitello), mentre il ripieno dei tortellini è composto interamente da carni crude.
I cappelletti dei quattro romagnoli
Quatto le preparazioni degustate alla cieca, una rivisitazione dei cappelletti, preparati al pecorino di fossa con alici e tartufo, poi una di cappelletti in brodo ristretto, si prosegue con una versione asciutta con prosciutto di Mora e formaggio di fossa, per finire con una ricetta della tradizione cesenate ancora più remota, che prevede un ripieno di carni e formaggi diversi, con l’aggiunta di cedro candito.